Cos’è il batterio Escherichia coli e perché può essere pericoloso
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Dopo le polemiche sull’inquinamento della Senna alle Olimpiadi di Parigi 2024, la triatleta belga Claire Michel è risultata infettata da Escherichia coli. Se ingerito, questo batterio può provocare diarrea, crampi addominali, vomito e infezioni del tratto urinario.
L’Escherichia coli (E. coli) è una specie del batterio del genere Escherichia, che fa parte del microbiota intestinale dell’uomo e di altri animali a sangue caldo. La maggior parte dei ceppi di Escherichia coli sono innocui, dal momento che questo microrganismo vive da commensale nel nostro organismo, ma alcuni ceppi possono essere causa di patologie più o meno gravi, che nella maggior parte dei casi interessano l’intestino e l’apparato urinario.
Cos’è l’Escherichia coli?
L’Escherichia coli è un batterio gram-negativo (assumono un colore rosso dopo essere stati sottoposti alla colorazione di Gram, un processo chimico utilizzato per la loro classificazione), che fa parte della famiglia degli enterobatteri, i quali crescono e si sviluppano nell’intestino dell’uomo e di altri animali a sangue caldo. Trovandosi normalmente nella flora batterica del nostro intestino, è parte integrante del microbiota dove si comporta da batterio commensale, che sopravvive grazie all’organismo in cui vive, ma allo stesso tempo svolge una sua funzione, ad esempio, producendo vitamina K.
L’E. coli è un bacillo asporigeno, può vivere in un ambiente con o senza aria, fermenta il lattosio (quest’ultima caratteristica è molto importante in fase diagnostica, in quanto permette di distinguere l’E. Coli da Salmonella e Shigella, batteri che non possiedono questa capacità); ha la forma di un bacillo dotato, su tutta la sua superficie, di flagelli, che vengono utilizzati per spostarsi; è dotato di sottili filamenti, chiamati fimbrie o pili, che hanno una duplice funzione, ovvero consentono ai batteri di comunicare tra di loro e di ancorarsi alle cellule e aderire alla parete dell’organo che colonizza; sensibile al calore, viene eliminato a temperature superiori ai 60 gradi.
I sintomi dell’infezione da Escherichia coli
I sintomi dell’infezione intestinale da Escherichia coli comprendono:
- dolore addominale, crampi;
- diarrea, anche sanguinolenta in base alla localizzazione dell’infezione e al ceppo di batterio coinvolto;
- nausea e vomito;
- febbre, solitamente nella fase iniziale di contagio.
I sintomi compaiono generalmente da 12 ore a qualche giorno dopo il contatto con il batterio ed hanno la durata di 1 settimana circa. È molto frequente che il contagio avvenga in paesi in via di sviluppo (cosiddetta “diarrea del viaggiatore”) o in tutte le situazioni in cui esistono condizioni igienico-sanitarie precarie o non ottimali.
L’infezione da E. coli può localizzarsi anche in altri organi, causando cistiti e infezioni delle vie urinarie più o meno gravi, ma anche quadri più severi e per fortuna più rari di polmoniti, meningiti e gravi quadri di setticemia.
Cosa può provocare
Le conseguenze sulla salute della persona che sviluppano infezioni da Escherichia Coli dipendono dalla tipologia di batterio con cui il soggetto entra in contatto.
Di seguito un elenco dei principali E. Coli e dei rispettivi disturbi che possono innescare.
- Escherichia Coli enteroinvasivi
Sono capaci di ancorarsi alle mucose dell’intestino crasso provocando infezioni che possono causare diversi disturbi quali: enteriti, lesioni e danni ai tessuti dovuti al processo infiammatorio, dissenteria (anche sanguinolenta)
- Escherichia Coli tossigeno
Questi Escherichia Coli producono tossine che aggrediscono le mucose dell’intestino tenue, provocando come manifestazione sintomatologica principale diarrea. Rappresentano, infatti, la più frequente causa di diarrea di origine batterica. La cosiddetta “diarrea del viaggiatore”, il disturbo che colpisce le persone che si recano nei Paesi in via di sviluppo, è dovuta proprio a questa tipologia di E. Coli, che si contrae attraverso acqua e cibo contaminati.
- Escherichia Coli enteropatogeni (Epec)
Attaccano i microvilli intestinali, a livello dell’intestino tenue e sono i principali responsabili della diarrea durante l’età infantile. Anche questo tipo di E. Coli può causare la diarrea del viaggiatore.
- Escherichia Coli entero aderenti
Aderiscono in modo irreversibile alle pareti dell’intestino e rappresentano il principale responsabile della diarrea infantile nei Paesi in via di sviluppo.
- Escherichia Coli enteroemorragici
Sono caratterizzati da un elevato livello di patogenicità e, attraverso le loro tossine, possono causare colite emorragica, accompagnata da crampi all’addome.
In cinque casi su cento, l’infezione può determinare una complicanza particolarmente grave nota come sindrome emolitica uremica.
- Escherichia Coli uropatogeni
La trasmissione dell’Escherichia coli che causa la compromissione delle vie urinarie avviene per lo più in maniera endogena: il batterio si trova nelle feci della persona e, a causa della posizione anatomica di vicinanza dell’ano rispetto all’uretra (tipica soprattutto del sesso femminile), sfrutta le sue caratteristiche microscopiche per attaccarsi alle pareti di vescica e dell’uretra, creando cistiti, uretriti e infezioni di varia gravità, soprattutto se non trattate adeguatamente. Pertanto, tra le principali conseguenze dell’infezione delle vie urinarie da E. Coli uropatogeni ci sono prostatiti, cistiti, uretriti e pielonefriti.
Come si trasmette?
La trasmissione del batterio avviene attraverso acqua o cibo contaminato non cotto (frutta e verdura, che vengono spesso consumati crudi, ma anche latte non pastorizzato e carne non cotta). Le temperature elevate, e quindi la cottura degli alimenti, uccidono il batterio dell’Escherichia coli.
È possibile trasmetterlo anche con il contatto oro-fecale da persona a persona, in questo senso è fondamentale adottare la precauzione igienica del lavaggio frequente delle mani.
Come viene diagnosticata l’infezione?
La diagnosi di infezione da E. coli si basa su un attento esame obiettivo del paziente, durante il quale il medico raccoglie informazioni dettagliate sui sintomi e sulla storia clinica.
A supporto diagnostico, per confermare la presenza del batterio e identificare il ceppo responsabile, possono essere prescritti alcuni esami tra cui:
- coprocoltura, in presenza di sintomatologia associabile a disturbi gastroenterici
- urinocoltura: l’infezione alle vie urinarie causata da Escherichia coli è molto comune e se adeguatamente trattata, non pericolosa.
Anche l’analisi sierologica può essere richiesta per individuare le eventuali tossine rilasciate da E. Coli, allo scopo di individuare il sierotipo del batterio.
Un occhio di riguardo va posto alle donne in gravidanza, per le quali è richiesto mensilmente un esame delle urine. Anche in questa condizione, se il batterio viene rilevato, è importante sottoporsi ad una cura specifica antibiotica che lo elimini completamente.
Cosa fare se si ha l’Escherichia Coli?
Le infezioni a carico dell’intestino provocate da Escherichia Coli, solitamente, se non determinano particolari complicanze, tendono a risolversi spontaneamente, senza la necessità di dover ricorrere ad alcun trattamento farmacologico.
Le indicazioni del medico, quindi, riguardano semplicemente la raccomandazione del riposo e l’assunzione di liquidi per recuperare quelli persi in eventuali episodi di diarrea o vomito.
Le gastroenteriti causate da E. Coli non richiedono necessariamente e sempre una terapia antibiotica. Sarà il medico, in base alla storia clinica del paziente e ai risultati di eventuali esami di laboratorio, a decidere il modo più opportuno di agire.
Per valutare la risposta e la suscettibilità del batterio ai vari antibiotici, scongiurando lo sviluppo di resistenza ai farmaci, può essere effettuato un antibiogramma, un test che consiste nel mettere direttamente in contatto il patogeno con i vari antibiotici, per individuare il farmaco più efficace.
Come si previene?
Nessun farmaco è in grado di proteggere dall’infezione da Escherichia coli.
La prevenzione è legata sostanzialmente a norme igieniche specifiche: lavaggio delle mani e mantenimento della propria igiene personale.
- Evitare cibi “a rischio” come carne non cotta a sufficienza e latte non pastorizzato.
- Lavare accuratamente gli alimenti crudi.
- Lavare gli utensili da cucina con acqua calda e sapone prima e dopo il contatto con prodotti e carne cruda.
- Utilizzare contenitori separati per ogni alimento.
- Lavarsi bene le mani prima di cucinare, dopo essere stati in bagno, dopo aver cambiato pannolini, dopo aver toccato animali.
Per quanto riguarda l’Escherichia coli nel sistema urinario non esiste una prevenzione terapeutica, ma solo sostanze naturali in grado di aiutare le pareti dell’uretra e della vescica ad assumere caratteristiche specifiche per evitare che il batterio aderisca alle loro pareti. Si tratta di integratori a base di semi di pompelmo, mirtillo e frutti rossi, consigliati soprattutto a chi ha infezioni urinarie frequenti determinate da E. coli.
Escherichia coli nei bambini: è pericolosa?
Bambini e anziani sono le categorie più a rischio di avere complicanze legate alla diarrea causata da Escherichia coli, soprattutto per lo stato di disidratazione che si può determinare in seguito a questa condizione.
L’infezione è più frequente nei piccoli pazienti, a causa della propensione a mettere le mani in bocca con frequenza.
È sempre importante che, in caso di diarrea profusa, il bambino si idrati correttamente e che venga al più presto consultato il pediatra per evitare disidratazione e conseguenze più severe a livello renale.