Cucina Etnica

La cucina etnica

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La cucina italiana è molto apprezzata nel Mondo e la Dieta Mediterranea è da tempo riconosciuta come la più salutare e sostenibile. Ciononostante, gli italiani negli ultimi anni stanno mostrando un interesse crescente per la cucina etnica, i prodotti etnici e le diverse specialità che la caratterizzano. In aumento i punti di ristoro ove poter assaggiare i piatti della tradizione gastronomica di un altro Paese. Secondo  stime attendibili, tra il 2022-2027 il mercato globale degli alimenti etnici crescerà con un tasso medio annuo del 12%.

Cosa vuole dire “etnico”? Secondo la definizione dal vocabolario (Treccani) si intende: “Ciò che è proprio di un popolo, in sé o contrapposto ad altri popoli: affinità, differenze e.; per ragioni e., ecc. Gruppo e., espressione usata talvolta, imprecisamente, come sinonimo di gruppo razziale, ma più comunemente per indicare un aggregato sociale contraddistinto da una determinata lingua (o dialetto) e cultura, anche se risultante dalla fusione di più elementi razziali diversi.”. In altri termini, la “cucina etnica” fa riferimento alla tradizione e alla cultura gastronomica di una particolare etnia, qualsiasi essa sia; essa è capace di raccontare storia e tradizioni del Paese originario.

Le motivazioni alla base di questo aumentato interesse sono molteplici. La curiosità da parte del consumatore e il desiderio di evadere dalla solita routine e entrare in contatto con culture e abitudini diverse paiono essere il motore fondamentale di questo trend; molti, al ritorno da viaggi all’estero, hanno il desiderio di ritrovare sapori assaggiati in vacanza anche a casa; il cambiamento demografico avvenuto negli anni grazie all’immigrazione, con persone provenienti da diverse parti del mondo che si sono stabilite permanentemente nel Bel Paese. L’aumento di diversità culturali ha portato una maggiore richiesta di prodotti alimentari e ingredienti tipici che riflettono le tradizioni e le preferenze culinarie delle diverse comunità etniche. In generale quindi, i gusti dei consumatori italiani sono in evoluzione, con un paese sempre più multiculturale. Sicché il cibo etnico si sta sempre più affermando come veicolo di integrazione e di diffusione di valori legati all’identità, alle tradizioni e, come già affermato, alla cultura di persone e Paesi diversi e più o meno lontani. Per andare incontro a queste nuove esigenze del mercato, i supermercati italiani stanno riorganizzando gli scaffali e ampliando la gamma dei prodotti offerti, sia con prodotti esotici importati direttamente dal paese di origine, sia con prodotti considerati “esotici” ma adattati per servire il mercato italiano.

È però molto interessante sapere che in Italia la cucina etnica non è solamente sinonimo di ristorante o food delivery, ma è anche desiderio di sperimentare nella propria cucina. Diverse ricerche effettuate sulle abitudini dei consumatori hanno evidenziato che sono sempre di più le persone che acquistano ingredienti etnici al supermercato per preparare le ricette in casa. Tra i cibi più acquistati, ad esempio, c’è l’avocado, la feta, il latte di cocco, il curry, le varie salse messicane e la salsa di soia.

Tra le cucine etniche più amate (e diffuse) in Italia ci sono sicuramente:

  • la cucina cinese: è considerata una delle cucine etniche più popolari e più “storiche” poiché l’immigrazione cinese in Italia è iniziata già dagli anni ‘80. La presenza di ristoranti Cinesi in tutt’Italia è consolidata ormai da moltissimi anni. La cucina cinese e i suoi piatti tipici si sono adattati con il tempo ai gusti degli italiani, ma è ancora possibile trovare degli ingredienti autentici nei piccoli negozi dedicati. Tra i prodotti più venduti nella grande distribuzione troviamo i noodles in pratiche confezioni monouso, con prezzi molto convenienti.
  • la cucina giapponese: ha guadagnato una grande popolarità in Italia grazie anche alla diffusione di numerosi ristoranti nelle principali città italiane. Oggi sono disponibili una vasta gamma di ingredienti come il riso per il sushi, le alghe nori, il tofu, la salsa di soia e tanto altro per provare a replicare i piatti tipici anche in casa oltre che a banchi frigo dedicati al prodotto pronto per il consumo.
  • la cucina messicana: La cucina messicana è particolarmente amata in quanto è caratterizzata da sapori intensi e piatti colorati e piccanti. Molti di questi, però, sono stati adattati per incontrare i gusti dei palati italiani. Tra i piatti principali troviamo
    • i tacos, tortillas ripiene di carne, pollo, pesce o verdure, accompagnate da salse e condimenti.
    • il guacamole, una salsa a base di avocado, pomodoro, cipolla, lime e coriandolo, servita con nachos o come accompagnamento per altri piatti.
    • Varie salse piccanti.
  • la cucina araba e mediorientale: La cucina araba, come quella cinese, si è diffusa in Italia grazie all’aumento della popolazione di origine e all’apertura di ristoranti specializzati. Gli elementi comuni di tutta la cucina araba sono quelli prescritti dal Corano: divieto di consumare la carne di maiale, il sangue animale e le bevande alcoliche. Si tratta di una cucina ricca di sapori e aromi grazie all’uso abbondante e sapiente di spezie ed erbe aromatiche. Tra i piatti più comuni possiamo trovare l’hummus, una crema di ceci, tahina, succo di limone e aglio, i falafel che sono delle polpette di ceci speziate e fritte e il couscous, con aggiunta di carne o verdure.
  • la cucina indiana: è nota perché l’India è il paese delle spezie e del curry. La gastronomia viene trattata come un’arte e accompagnata da riti sociali e religiosi. Non esiste un tipico stile culinario, né un piatto nazionale, ma la loro cultura alimentare è caratterizzata da una diversità stupefacente di preparati e di ingredienti. La cucina indiana è ricca di sapori forti, che colpiscono il palato, una cucina semplice ed equilibrata. La cucina Indiana non solo differisce tra i vari stati, ma anche tra una regione e l’altra e tra le varie famiglie e ceti sociali. soprattutto per il grande uso che fa di spezie, latte e latticini. Si distinguono due grandi gruppi: la cucina dell’India del nord, che fa uso di carni ed è meno speziata, e quella del sud, vegetariana e più speziata. Il 70% degli indiani è vegetariano. La cucina viene anche classificata in cucina non vegetariana (indicata da cartelli con la scritta “non veg”), latto-ovo-vegetariana (“veg”, senza carni), e latto-vegetariana, detta quasi vegana (“pure veg”, che non fa uso di uova). Praticamente inesistente la cucina vegana propriamente detta, cioè senza neanche latte e latticini.
  • la cucina americana: è entrata a far parte della nostra quotidianità con alcuni prodotti tipici come l’hamburger, forse il più iconico dei piatti americani, ormai da tempo presente nelle cucine di mezzo mondo, ed i pancakes, molto amati per la colazione, lo sciroppo d’acero e di agave, che hanno aumentato la loro popolarità da quando si è iniziato ad usarli come sostituti dello zucchero, e l’amatissimo peanut butter che cavalca anche la moda dei prodotti ad alto tenore di proteine.

Segue un elenco cibi etnici tra i più amati dagli italiani:

Pollo in salsa agrodolce (Cina)
Il pollo in salsa agrodolce è secondo piatto tipico, a base di bocconcini di carne avvolti nella pastella che vengono prima fatti rosolare in una padella con un soffritto di cipollotto, cui possono essere aggiunti cubetti di peperoni e di ananas, quindi si portano dolcemente a cottura insieme a un condimento agrodolce, ottenuto miscelando in una ciotola la passata e il concentrato di pomodoro, la salsa di soia, l’aceto di vino bianco e lo zucchero.  Prima di portarlo in tavola, si può aggiungere una manciata di semi di sesamo e cipollotto fresco, e gustare con fette di pane casereccio croccante.

Involtini primavera (Cina)
Gli involtini primavera sono un piatto tipico della cucina cinese, servito come antipasto e, in quei paesi dov’è regolarmente consumato, fritto o fresco a scelta. Oltre che nella cucina cinese, gli involtini primavera si consumano nelle cucine asiatiche di Vietnam, Indonesia e Cambogia. Si tratta di bastoncini realizzati con fogli di carta riso, farciti con ripieno di cavolo cappuccio, carote e cipolla e poi fritti, diventando così dorati e croccanti. Gli involtini primavera si chiamano così perché, tradizionalmente, vengono preparati per il Capodanno cinese, che coincide proprio con l’inizio della primavera

Riso alla cantonese (Cina)
Il riso alla cantonese, o riso cantonese, è un riso fritto cinese al salto. È il più popolare tra i risi fritti cinesi e il piatto più conosciuto della cucina huaiyang in Occidente; si trova nei menù di quasi tutti i ristoranti cinesi all’estero. Si tratta di un primo gustoso e colorato, che si avvicina ai gusti occidentali e dagli ingredienti semplici che mettono tutti d’accordo, compresi i più piccoli. Frittata a pezzettini, piselli, gamberetti, misto di verdure sono i protagonisti di questa ricetta, insieme al riso basmati, al cipollotto e alla soia che la rendono particolarmente appetitosa.

Dim Sum (Cina)
È un tipo di cucina cinese, composta da una grande varietà di piccole porzioni di cibo. I Dim Sum vengono di solito serviti in cestelli di bambù ed è pratica comune accompagnarli con del tè.  Cha siu baau (fagottini di carne) ripieni di manzo, pollo, maiale, gamberi, verdure. Verdure al vapore. Carne arrosto. Zuppe di vario genere.

Il termine “Dim Sum”  in cinese significa letteralmente “toccare il cuore”, riferendosi al fatto che questi snack sono stati creati per soddisfare il palato e il desiderio di un pasto creativo e sostanzioso. Il Dim Sum non è solo una pietanza, ma un modo di concepire il cibo e la condivisione tra commensali.

Pollo Tandoori (India)
Il nome tandoor, o tandoori, indica un particolare forno in argilla di forma cilindrica alla cui base brucia un fuoco di legna che permette al forno di arrivare ad una temperatura di circa 480°. Il forno tandoor è usato non solo in India ma in gran parte dell’Asia centrale e del Medioriente.

Il pollo tandoori viene prima marinato a lungo in una salsa a base di yogurt bianco e una miscela di spezie apposita per il tandoori che contiene prevalentemente chili rosso, che dona alla salsa una tipica colorazione rossa. Al posto del chili, si può usare anche la curcuma che invece dona al pollo un vivace colore arancione.Se non si dispone del mix di spezie già pronto per tandoori, si può utilizzare un altro mix indiano di spezie, il garam masala, che si reperisce più facilmente, e aggiungere secondo i gusti, curry, chili, curcuma, zenzero, aglio e cipolla in polvere e pepe di Cayenna.

Una volta marinato, basta cuocere il pollo tandoori nel forno a disposizione.

Salsa tzatziki (Grecia)
Tipico antipasto greco, si tratta di una salsa fatta con yogurt, cetrioli, aglio, sale e olio d’oliva. Molto fresca, ma dalla difficile digeribilità.

Il Tzatziki è una salsa squisita tipica della cucina greca, diffusa nei Balcani meridionali e medio oriente, amatissima in tutto il mondo; a base di yogurt greco, cetrioli, aglio, dalla consistenza cremosa, gusto fresco e profumo inconfondibile; super versatile viene solitamente servita come antipasto insieme a spicchi di pane Pita o pinzimonio, ma va bene anche per accompagnare carne , pesce, insalata greca, ecc.

Pita gyros (Grecia)
Il gyros è un piatto tipico della cucina greca in genere a base di carne di maiale, diffuso in Grecia e in Albania come cibo di strada. In osterie e taverne lo si può anche trovare servito al piatto. La pita è un tipo di pane piatto lievitato, rotondo, a base di farina di grano., ovvero una specie di focaccia tonda e piatta che, ripiegata su se stessa, viene riempita con la carne arrostita sullo spiedo verticale che gira (Gyro appunto). Può essere condito con salsa tzatziki, pomodori, patatine e cipolla.

Moussaka (Grecia)
La Moussaka greca o mousakà (mousakas in greco) è uno dei piatti greci più noti in tutto il mondo; sostanzioso e calorico , è un tipico sformato di melanzane fritte, patate, ragù di carne macinata – generalmente agnello, maiale o manzo – formaggio greco, il kefalotiri, ricoperto con un abbondante strato di besciamella gratinata e cotto in forno.

Pad thai (Thailandia)
Il pad thai è forse il piatto tailandese a base di noodles più conosciuto. Racchiude tutti i sapori della Tailandia: spaghettini di riso saltati in padella, uova, tofu, polpa di tamarindo, salsa di pesce, gamberetti secchi, aglio o scalogno, peperoncino rosso e zucchero di palma, fette di limone e arachidi. Può contenere anche altre verdure come germogli di soia, erba cipollina, foglie di coriandolo, ravanelli sottaceto o rape.

L’origine del piatto è relativamente recente, infatti risale alla fine degli anni ’30, quando il primo ministro thailandese Plaek Phibunsongkhram si impegnò a stabilire un’identità nazionale per unire la nazione attraverso la cultura. Il Siam, com’era allora noto, era etnicamente diversificato. Così emise 12 mandati culturali, o decreti statali, dal 1939 al 1942, che includevano anche il cambio del nome del paese in Thailandia, commissionando musica e testi per un nuovo inno nazionale. La campagna prevedeva inoltre la creazione di un piatto nazionale – pad thai. In origine era chiamato kway teow pad Thaikway teow che significava “spaghetti di riso” – ed in seguito abbreviato in Pad Thai.

Churrasco (Argentina-Brasile)
Il “churrasco” è una tradizione del Sudamerica nata nel secolo XVII nell’estremo sud del Brasile al confine con Argentina, Uruguay e Paraguai. In questa zona pianeggiante ci sono grandi allevamenti di bestiame e, si dice, la miglior carne del mondo! Dalla prima carne arrostita al fuoco dai “gaúchos” è passato tanto tempo e ora il “churrasco” è un piatto raffinato servito nei migliori ristoranti con tanti contorni, solitamente a buffet: “molho vinagrete”, “farofa”, “arroz à grega” (riso alla greca), “salpicão”, insalata russa, patate fritte, insalate varie, verdure grigliate e cotte, “banana à milanesa”, ananas grigliato, torte salate, soufflé, ecc. Per dessert: budini, mousse, macedonia, gelato, torte e pasticcini. Il sapore affumicato è il vero segno distintivo.

Dulce de leche (Argentina)
Il dulce di leche, ovvero il dolce di latte, è un dessert a base di latte e zucchero, cotti fino a quando non diventano una crema dolce tipica dei paesi del Sud America. Anche se il dulce de leche ormai è diffuso un po’ in tutta America tanto che viene usato per insaporire il gelato, o il caffè. Il dulce de leche assomiglia alla più nota crema mou e può essere usato per accompagnare torte, biscotti e gelati oppure per farcire i famosi churros! Preparare il dulce de leche non è complesso, ma richiede un po’ di pazienza perché ha una cottura lunga, di almeno un paio di ore. Le leggende che riguardano l’invenzione del dulce de leche sono parecchie, una delle più note narra che questo dolce nacque per caso nel XIX secolo in Argentina dove la domestica di un noto politico dell’epoca, dimenticandosi sul fuoco un pentolino con latte e zucchero, creò il dulche de leche. Il dolce creato casualmente fu molto apprezzato e la sua preparazione si diffuse in tutto il paese.

Burritos (Messico)
Il burrito o taco de harina è una pietanza che appartiene alla cucina tex-mex e consiste in una tortilla di farina di grano riempita con carne di bovino, pollo o maiale, che è poi chiusa ottenendo una forma sottile.

Più corretto, forse, definirla tex mex. Tortillas di farina farcita con carne di bovino, di pollo o di maiale, poi richiuse su loro stesse.  Al giorno d’oggi, il burrito si consuma in modalità street food, ed è comunque adatto al take away. Ben inserito in appositi contenitori, il burrito è facile da trasportare e da mangiare in giro, o anche a casa propria, senza necessità di utilizzare posate.

Chili con carne (Messico)
Sul chili con carne, un piatto tradizionale messicano diffuso anche nel sud degli Stati Uniti, esiste anche una canzone. Il testo de The Real Group, tradotto, dice più o meno così: “Prendi dei pomodori maturi e freschi, mettili in una ciotola con l’olio. Aggiungi le cipolle, forti e saporite, sul fornello fai bollire. Scegli la carne migliore, fagioli e peperoncini molto piccanti, origano, cumino. Ma non dimenticare le spezie messicane, senza di loro non si ottiene il sapore caratteristico. Il chili si accompagna con nachos o tortillas oppure con del riso bianco.

La particolarità del piatto risiede nel sapore piccante del peperoncino (chili): è bene prestare attenzione alla scelta della varietà di peperoncino e alle sue dosi per adeguarle al livello di piccantezza desiderato.

Fajitas (Messico)
Le fajitas sono un’appetitosa ricetta della cucina tex-mex, morbide tortillas che avvolgono un ripieno di carne di manzo e/o pollo, speziati, peperoni croccanti e cipolle con salsa, paprica, e origano. La carne di manzo è fatta marinare per permettere una cottura più rapida e maggiore morbidezza della stessa, mentre il petto di pollo può essere utilizzato fresco. I peperoni e le cipolle sono tagliati a strisce piuttosto spesse e fatti soffriggere in un filo d’olio. Raggiunto un grado medio di cottura va aggiunta la carne, anch’essa tagliata a strisce. Dopo qualche minuto è il momento delle spezie. La salatura è facoltativa e comunque solamente a fine cottura, che sarà di pochi minuti (due per il manzo, sette o otto per il pollo, dall’introduzione della carne). Questa preparazione può essere servita in svariati modi: in un piatto caldo accompagnata da riso, fagioli o verdure grigliate, oppure adagiata su una tortilla che sarà poi avvolta attorno alla fajita.

Salsa guacamole (Messico)
Questa classica e tradizionale salsa messicana risale a tempi antichissimi, precedenti all’arrivo dei conquistadores spagnoli. La salsa guacamole originale era infatti già conosciuta, preparata ed apprezzata durante il periodo degli Aztechi, che usavano solo avocado e succo di lime. Con il tempo sono stati aggiunti aromi diversi come sale, pepe nero, peperoncino e persino pomodoro, una spolverata di coriandolo. Il risultato è una salsa che può essere abbinata a diversi piatti.

L’accoppiata vincente è con le tortillas o nachos per uno sfizioso aperitivo, ma è anche ottima per accompagnare piatti di carne grassa e piatti di pesce, come i gamberi arrosto oppure gli spiedini di tonno. Diventa molto delicata e cremosa se unita a formaggi spalmabili tipo Philadelphia ed è irresistibile in abbinamento ai ceci per un hummus ricco.

Ceviche (Perù)
Il ceviche, cebiche, seviche o sebiche, è un piatto a base di pesce e/o frutti di mare crudi e marinati nel limone, unita ad alcune spezie come il peperoncino e il coriandolo, riconosciuto dall’UNESCO come della cucina tradizionale peruviana e patrimonio culturale immateriale dell’umanità sebbene ne faccia anche parte della gastronomia di vari paesi dell’America Latina che si affacciano sull’Oceano Pacifico, quali Colombia, Cile, Perù, Ecuador, Panama, Messico, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Guatemala.

Tipicamente peruviano, ma cucinato in molti Paesi dell’America Latina, è a base di pesce crudo marinato nel limone, insieme a diverse spezie.

Sushi (Giappone)
Il sushi è un insieme di piatti tipici della cucina giapponese a base di riso insieme ad altri ingredienti come pesce, alghe nori o uova. Il ripieno è crudo o in alcune varianti cotto e può essere servito appoggiato sul riso, arrotolato in una striscia di alga, disposto in rotoli di riso o inserito in una piccola tasca di tofu. In Giappone la parola sushi significa letteralmente “riso condito con aceto” e si riferisce a una vasta gamma di cibi preparati con riso. Al di fuori del Giappone viene spesso inteso come pesce crudo o come riferimento a un ristretto genere di cibi giapponesi, come il maki o anche il nigiri e il sashimi che a differenza del sushi, che ha come ingrediente principale il riso, è composto di solo pesce fresco.

La varietà del piatto nasce dalla scelta dei ripieni e guarnizioni, nella scelta degli altri condimenti e nella maniera in cui vengono combinati. Gli stessi ingredienti possono essere assemblati in maniere completamente differenti per ottenere effetti differenti.

Sashimi (Giappone)
Il sashimi è un piatto della cucina giapponese che consiste principalmente in un carpaccio di pesce o molluschi freschissimi, ma talvolta anche carne, tagliato in fettine sottilissime. Si tratta di un piatto generalmente consumato crudo, servito solo con una salsa in cui intingere i tagli (per esempio salsa di soia con wasabi o salsa ponzu) e con del daikon (radici tagliate in filamenti) da mangiare fra un tipo e l’altro di pesce, per meglio gustarne il sapore.

Maki (Giappone)
I Maki sono i classici rotolini di riso e alga nori a cui si aggiungono variazioni di pesce crudo o cotto, uova, verdure e alghe. A seconda degli ingredienti abbinati al riso prende rispettivamente il nome di Hosomaki o Futomaki. Gli Uramaki sono una variante dei Maki; in giapponese la parola Uramaki significa “rotoli interno-esterno”, perché sono sushi avvolti al contrario con una foglia di nori (alga) al suo interno invece che all’esterno.

Ramen (Giappone)
Il ramen è un piatto tipico giapponese anche se le origini sono cinesi; si tratta di una zuppa di noodles, i classici spaghetti di frumento, serviti in brodo di carne e/o pesce, spesso insaporito con salsa di soia o miso e con guarnizioni come maiale affettato, alghe marine secche, kamaboko, negi e a volte mais. La ricetta è impegnativa, ha bisogno di tempo sia per la cottura che per la marinatura, e quindi di molta pazienza, ma il risultato è superlativo! Il ramen si compone principalmente di 3 parti: 1) la base di brodo, solitamente di carne di maiale, (o di pesce) che ha bisogno di una lunga cottura, anche di 12 o 24 ore; il brodo è la parte fondamentale della ricetta; 2) i noodles, ovvero i caratteristici spaghetti giapponesi; 3) la guarnizione, che varia nella composizione (carne, pesce o verdure tra cui alghe secche, cipolla verde, ecc.) a seconda degli ingredienti disponibili e più caratteristici delle varie aree del Giappone. Altre presenze fisse tra gli ingredienti originali del ramen sono i cipollotti, i germogli di soia, le alghe ed il kamaboko (ovvero quella rotellina a spirale bianca e rosa posta in bella mostra come guarnizione del piatto; si ottiene dalla lavorazione del pesce (è un surimi bianco) ed è immancabile in ogni ramen che si rispetti).

Cuscus (Maghreb)
Il cuscus è un alimento originario del Maghreb (lo si potrebbe definire “piatto nazionale” dei berberi) ma diffuso in tutto il mondo, costituito da granelli di semola di grano duro cotti al vapore; è un alimento tipico dei Paesi del Nordafrica (ma anche della Sicilia): granelli di semola conditi con carne, pesce, verdure, salse di ogni tipo. Conosce decine e decine di varietà e può forse essere considerato uno degli alimenti più versatili al mondo.

In Italia il cuscus è preparato nel trapanese; è cotto a vapore in una speciale pentola di terracotta smaltata, ma il condimento, a differenza di quello magrebino, è un brodo di zuppa di pesce. Il nome nel dialetto locale è cùscusu.

Falafel e hummus (Paesi Arabi)
I falafel originali sono polpette mediorientali preparate con legumi schiacciati, usualmente ceci, sommacco, cipolla, aglio prezzemolo, cumino e coriandolo, poi fritte e servite con salse fresche. Il termine “falafel” è arabo ed indica la presenza dei legumi nella ricetta.

Falafel e hummus sono largamente consumati nei Paesi Arabi come Palestina, Siria, Egitto, Giordania e sono nati per sostituire la carne quando vietata. Spesso si accompagnano con un altro alimento a base di legumi, tipico del mondo arabo: l’hummus, una salsa di pasta di ceci e pasta di semi di sesamo, aromatizzata con olio d’oliva, limone, paprica, semi di cumino e prezzemolo.

Doner kebab (Turchia)
In turco, doner, significa rotante. Kebab, dall’arabo kabab, vuol dire invece carne arrostita. Pertanto, döner kebab che spesso leggiamo su insegne e menù, deriva dalla parola turca döner, che vuol dire semplicemente “kebab che gira” e indica la tipica modalità di cottura allo spiedo. Secondo la versione più accreditata il kebab come lo conosciamo oggi, sapore gocciolante sotto forma di sfizioso take-away, nasce in Germania, a Berlino, nel quartiere multietnico di Kreuzberg. Dove un giovane turco, Mehmet Aygun, apre negli anni ’70 la prima kebabberia moderna. Ma In Turchia, cuocere la carne di montone marinata sulla brace sotto forma di spiedino (shis kebab, dall’arabo spiedo) è usanza che risale al Medio Evo. Poi, nel 1870, fu Iskender Efendi, un giovane di Bursa, città nel nord-Ovest della Turchia, a inventarsi la cottura verticale per consentire al grasso, sciogliendosi dall’alto verso il basso, di rendere lo spiedino più morbido e saporito.

In conclusione, la cucina etnica fa ormai parte del nostro patrimonio gastronomico. I Cibi Etnici sono in crescita del +5,1% a valore e il trend è guidato dai prodotti conservati a temperatura ambiente che realizzano circa il 60%. Cresce particolarmente la Cucina Messicana sia nel canale Supermercati che nel Discount (rispettivamente +20,6% e +31,1%) come cresce anche la Cucina Orientale (+32,7%). Particolarmente dinamici i Cibi Cinesi (+27,8% a valore) e i Cibi Messicani (+24,2% a valore).

Redazione amaperbene.it

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