Effetti negativi del digiuno intermittente a lungo termine
Pillola di conoscenza
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Per la pratica del digiuno intermittente, tanto in voga oggi e promossa da molti vip come strategia non solo per perdere peso, ma anche come fattore di longevità, è arrivata una inattesa stroncatura da uno studio americano presentato durante il meeting dell’American Heart Association che si è svolto a Chicago dal 18 al 21 marzo. Sotto accusa è il digiuno “16:8”, ossia quello in cui si mangia in un arco di tempo di 8 ore durante il giorno, per poi non toccare cibo nelle 16 ore successive, saltando la colazione o la cena.
Lo studio riferisce che l’alimentazione limitata a 8 ore al giorno non solo non ha ridotto il rischio complessivo di morte, ma lo ha addirittura aumentato. Un’analisi ulteriore, fatta in persone che già soffrivano di cuore, ha poi dimostrato che digiunare anche solo per 14 ore comporta un rischio più elevato di infarto, ictus e morte.
Le indagini sono state condotte su un gruppo misto: metà uomini e metà donne (età media 49 anni), per il 70% bianchi, in tutto 20mila adulti statunitensi seguiti per una media di 8 anni e un massimo di 17.
Gli autori dello studio hanno utilizzato i dati raccolti dal National Health and Nutrion Examination Survey, un censimento di lungo corso che raccoglie informazioni sulla dieta e la salute di decine di migliaia di cittadini americani, per poi confrontarli con i dati relativi ai decessi avvenuti nello stesso periodo negli Stati Uniti. Analizzando quelli di 20mila persone intervistate tra il 2003 e il 2018, gli autori della ricerca hanno valutato il rischio di morire a causa di infarto e malattie cardiache per chi si affida al digiuno intermittente, definito in questo caso come il consumo di pasti nell’arco di sole 8 ore all’interno della giornata, confrontandolo con quello di chi spalma i suoi pasti in 12 o 16 ore del giorno. Per i primi, la percentuale di decessi per cause cardiache è stata del 7,5%, mentre negli altri due gruppi del 3,6%. In questi termini, quindi, il digiuno intermittente sembrerebbe aumentare del 91% il rischio di morire a causa di un problema cardiaco.
Pertanto, l’alimentazione limitata a 8 ore al giorno non solo non ha ridotto il rischio complessivo di morte, ma lo ha addirittura aumentato. Inoltre, nelle persone che già soffrivano di cuore, digiunare anche solo per 14 ore comporta un rischio più elevato di infarto, ictus e morte. Stesso discorso in chi soffre di tumore, per i quali la dieta “16:8” purtroppo riduce la speranza di vita.
La ricerca, stando alle informazioni attuali, presenta però alcuni limiti. In primo luogo, si tratta di risultati preliminari, non sono stati ancora pubblicati, per cui non hanno avuto una validazione scientifica; sarebbe allora opportuno far concludere lo studio prima di trarre affrettate conclusioni. Inoltre la ricerca non fornisce indicazioni sul tipo di dieta e nemmeno sul meccanismo biologico che sta alla base delle differenze nella durata della vita nei due gruppi. Insomma, occorrono altri elementi per capire meglio la portata di questi risultati.
Pur tuttavia lo studio attiva una serie discussione sull’argomento. Storicamente le ricerche sul digiuno intermittente sono complicate da molti fattori, primo fra tutti la varietà degli approcci portati avanti (diete che prevedono di consumare i pasti solo in una porzione limitata della giornata, altre che consigliano di digiunare o limitare drasticamente le calorie, solo uno o più giorni della settimana, altre come la (relativamente) celebre dieta mima digiuno, che prescrivono un preciso piano alimentare ipocalorico da seguire una settimana al mese). Tuttavia negli ultimi anni sono stati effettuati diversi studi clinici randomizzati (i più affidabili sul piano scientifico) sugli effetti del digiuno intermittente, e i risultati riconoscono un beneficio a breve in termini di perdita di peso e miglioramento di diversi fattori di rischio cardiovascolare (come pressione e colesterolo). Le ricerche che indicano potenziali rischi, invece, per ora sono tutte di tipo osservazionale, non pienamente accettabili per trarre conclusioni in termini di causalità. Il consiglio è quindi di attendere i risultati di studi ben disegnati e ben condotti prima di trarre conclusioni affrettate.
In conclusione il digiuno intermittente ottiene l’obiettivo di far dimagrire nel breve termine, migliora la sensibilità all’insulina e il metabolismo, riduce l’infiammazione, abbassa il colesterolo e la pressione del sangue in chi ce l’ha alta; a lungo termine, pero, sembra che chi segue questo tipo di digiuno corre rischi maggiori per malattie cardiovascolari rispetto a chi si nutre per 12-16 ore al giorno.
Il lavoro presentato all’AHA, si ripete, ha rilevato che:
- coloro che seguivano un programma alimentare limitato nel tempo di 8 ore, un tipo di digiuno intermittente, avevano un rischio maggiore del 91% di morte per malattie cardiovascolari;
- anche le persone con malattie cardiache o cancro avevano un rischio maggiore di morte cardiovascolare:
- rispetto a un programma alimentare standard di 12-16 ore al giorno, limitare l’assunzione di cibo a meno di 8 ore al giorno non era associato a una vita più lunga.
Da tempo sono riportati in letteratura i possibili danni che può provocare saltare la colazione insieme alle 16 ore di digiuno. Alcune meta analisi riportano, ad esempio, che chi salta la colazione e fa 16 ore di digiuno aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e di mortalità in genere. Questa ricerca parla di effetti negativi anche saltando la cena, come se esistesse un meccanismo fisiologico negativo proprio nelle 16 ore di pausa tra un pasto e l’altro. Al contrario, studi condotti prendendo in considerazione un digiuno di 12 ore (così tra i centenari è molto comune fare una cena leggera e una prima colazione dopo 12 ore di digiuno notturno), sembrano portare solo benefici. È bene quindi restare nelle 12 ore circa senza saltare la colazione; viceversa, coloro che fano un digiuno più lungo e saltano la colazione o cena hanno maggiori problemi di cuore o vivono di meno.
Chen M, Zhong VW. P192 - Association Between Time-Restricted Eating and All-Cause and Cause-Specific Mortality, American Heart Association – Epidemiology, Prevention, Lifestyle & Cardiometabolic Health, March 18, 2024