Acque solfuree
Getting your Trinity Audio player ready...
|
Sono denominate solfuree le acque che possiedono una quantità pari o superiore ad 1 mg di H2S (acido solfidrico) per litro; è questo che conferisce il classico odore, spesso definito “di uovo marcio”. Si formano negli strati profondi della Terra in condizioni con temperature elevate, tendendo poi a risalire sotto forma di vapore (che può condensare formando un geyser) o come acqua calda. Sono frequenti nelle aree interessate da attività vulcanica secondaria.
Nelle acque solfuree lo zolfo si trova in forma bivalente a differenza delle solfate dove è esavalente. L’idrogeno solforato può trovarsi in soluzione libero o combinato in base all’equilibrio
H2S = H+ + HS–
Il pH è determinante perché l’equilibrio sia spostato in una delle due direzioni: se la soluzione è acida si sposta verso sinistra liberando gas, se è alcalina prevarrà invece la quota dissociata. In Italia le acque minerali solfuree hanno quasi sempre pH < 8. L’H2S è un gas che tende a volatilizzare e viene costantemente perso dall’acqua in assenza di adeguate precauzioni; con l’aumentare della temperatura i gas tendono infatti a perdersi.
Le acque solfuree andrebbero preferibilmente utilizzate sul posto con apparecchi direttamente alimentati dalla sorgente. I processi di imbottigliamento, stoccaggio, conservazione, apertura dei contenitori e immissione nelle apparecchiature per l’utilizzo comportano necessariamente una perdita di gas che sarà tanto minore quanto più saranno perfezionate le tecniche utilizzate.
Le acque solfuree possono contenere, oltre ai composti dello zolfo bivalente, anche altri elementi in quantità apprezzabile e tra questi i solfati, l’anidride carbonica, cloruri e sodio, ioduri e bromuri, bicarbonati, calcio, etc.
Data la tossicità cellulare dell’H2S solo i solfobatteri e poche altre specie di microorganismi possono vivere nelle acque solfuree. I solfobatteri sono in grado di ossidare l’anidride solforosa a zolfo in seguito ad acido solforico e di ridurre i solfati a solfuri. In genere quest’ultimo processo avviene a temperature di circa 37°C. Colonie di solfobatteri, alghe e protozoi possono dare origine in prossimità della sorgente ed in particolari condizioni di temperatura ed illuminazione a complesse vegetazioni denominate “muffe“. Il termine in realtà è improprio in quanto le alghe prevalgono nettamente e sono costituite soprattutto da Leptotricee, Oscillarie, Beggiatoe e Bacteriacee. Se le vegetazioni sono particolarmente rigogliose, i blocchi di muffe denominati “placente” possono essere utilizzati in terapia per applicazioni esterne come i fanghi.
Pur avendo un odore poco gradevole, paragonabile a quello delle uova marce, le acque sulfuree vengono impiegate da tempi antichissimi per le loro proprietà curative grazie anche alla facilità con cui vengono assorbite dal nostro corpo sia durante i trattamenti effettuati alle terme, come le cure idropiniche, le irrigazioni e l’aerosol, sia tramite trattamenti esterni, come i bagni termali o i fanghi.
Il loro utilizzo nelle terapie come i bagni, (ad esempio nell’idroterapia) si perde nella notte dei tempi: è considerato valido rimedio per difendere l’organismo da stimoli infiammatori sia endogeni che esogeni; se ingerita provoca un’azione modicamente lassativa sull’apparato digerente. In Italia le acque minerali solfuree hanno quasi sempre pH inferiore ad 8 e sovente contengono altri elementi, come anidride carbonica, calcio, sodio, alcuni cloruri, ioduri, bromuri o bicarbonati. i trattamenti vengono effettuati presso numerosi stabilimenti termali, sia tramite trattamenti interni, come le cure idropiniche, le irrigazioni e l’aerosol, sia tramite trattamenti esterni, come i bagni termali o i fanghi.
I benefici dell’acqua sulfurea sono noti da secoli, fra cui:
- è accreditata di proprietà batteriostatiche ed antimicotiche riconducibili al potere riducente dell’H2S
- ha proprietà antisettiche, antiseborroiche, esfolianti e detergenti sulla cute, aiuta a migliorare l’elasticità della pelle e a prevenire la formazione di rughe, viene usata nel trattamento per acne, cute secca, dermatite, eczema
- apporta benefici anche all’apparato respiratorio, perché ha effetto mucolitico e anticatarrale, ed è particolarmente indicata per inalazioni, specie da parte di chi soffre di sinusite o asma
- aiuta a difendere l’organismo da stimoli infiammatori endogeni e pro-infiammatori esterni;
- esercita effetti antiossidanti contro i radicali liberi prodotti da proteine e lipidi
- ha effetto digestivo e stimolante sull’apparato gastro intestinale, fino ad un’azione modicamente lassativa (nei casi in cui siano presenti patologie ipercinetiche, l’acqua solfurea può provocare spasmi e favorire l’incuneamento di calcoli nelle vie biliari)
- rallenta l’invecchiamento dell’organismo
- stimola il sistema nervoso parasimpatico, cospicua vasodilatazione capillare e aumento della permeabilità vasale (evidente soprattutto a livello polmonare), riduzione della pressione arteriosa sistemica, bradipnea e bradicardia
Numerosi studi hanno evidenziato l’azione anti-jaluronidasica, la depressione del metabolismo dell’acido condroitinsolforico esaltato in condizioni di flogosi, la regolazione della sintesi di prostaglandine, etc. Sembra che lo zolfo agisca come oligoelemento attivando processi enzimatici che possono rendere ragione degli effetti terapeutici delle acque solfuree sulle cartilagini articolari.
I composti dello zolfo vengono metabolizzati ed utilizzati a livello epatico, ove imprimono uno stimolo al trofismo ed all’attività delle cellule epatiche. E’ stato dimostrato che le acque solfuree sono in grado di proteggere la cellula epatica dalla degenerazione grassa indotta da tetracloruro di carbonio (CCl4), arsenico, fosforo e dalla necrosi indotta dal fenolo.
Esiste anche un’azione delle acque solfuree sul metabolismo protidico evidenziata dalla riduzione dell’azotemia, miglioramento dei quadri disprotidemici ed un aumento dell’attività protrombinica.
Riguardo il metabolismo glucidico è riportato un aumento del glicogeno epatico e riduzione della glicemia.