Come riconoscere il pesce fresco
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Alcune caratteristiche organolettiche possono aiutarci a riconoscere lo stato di freschezza del pesce, ecco alcuni aspetti a cui prestare attenzione:
- il pesce fresco deve comunque il profumo del mare; ha un odore tenue, salmastro, in cui si possono riconoscere anche le alghe marine: nulla a che vedere con l’odore più acre e tendente all’acido del pesce vecchio di qualche giorno.
- Gli occhi del pesce fresco appaiono brillanti, vividi e gonfi (convessi); la cornea è trasparente, la pupilla nera brillante; il pesce decongelato si riconosce per gli occhi infossati e spenti, o rattrappiti, pupilla velata.
- Il pesce fresco presenta il naturale rigor mortis (è rigido) che dura per almeno 6-7 ore, quello decongelato diventa elastico.
- La pelle e le squame del pesce fresco sono lucide, brillanti e tese, ricche di muco trasparente. Nel pesce non fresco, è invece in genere, più opaca e tende più facilmente a sfaldarsi.
- Le branchie del pesce fresco sono di colore rosso vivo, e sul corpo compare un muco trasparente, non giallognolo; le branchie del pesce congelato sono di colore marroncino o giallognole.
- L’odore delle branchie e della cavità addominale del pesce fresco deve richiamare quello delle alghe marine
- Il pesce congelato talvolta presenta danni alle pinne.
- Anche se la valutazione delle carni può essere fatta solo dopo l’acquisto, nel pesce fresco sono brillanti, sode ed elastiche; dopo essere state sottoposte a pressione con il dito devono ritornare subito nella loro posizione originaria; nel pesce decongelato, quando si tocca la carne restano le impronte.
- Attenzione alle frodi:
- colore del tonno rinvigorito con l’utilizzo del monossido di carbonio
- utilizzo fraudolento dell’acqua ossigenata per sbiancare seppie, calamari e totani
- cambio di specie: vendere un pagro, meno pregiato, per un dentice; un marlin per un pesce spada; un filetto di persico africano per una cernia
- vendere prodotti di allevamento per prodotti di cattura in mare;
- fa passare un pesce congelato per fresco, oppure un pesce allevato per selvaggio, un pesce straniero per locale, uno con additivi come naturale
- utilizzare la “glassatura”, cioè una patina di ghiaccio eccessiva e non dichiarata, per far pesare di più il pesce, oppure ricorrere ad additivi (dai polifosfati alle proteine vegetali e animali); che trattengono l’umidità, e quindi per far aumentare il peso o per mascherare un preesistente stato di alterazione.
- La colonna vertebrale si deve spezzare invece di staccarsi, e interamente. Inoltre non deve presentare alcuna colorazione.
A parte le condizioni che caratterizzano il pesce fresco e delle quali si è detto abbastanza (dagli occhi alla pupilla, dalle branchie alle pinne), c’è un fattore fondamentale per riconoscere il pesce avariato: l’odore. Quando il pesce è andato a male, il suo odore diventa fetido e ricorda quello dell’ammoniaca. Le squame e la carne, in questo processo di putrefazione, si staccano facilmente. e la pancia, la prima zona colpita dalla putrefazione, diventa gonfia, flaccida e ingrossata. Tutti i pesci, anche quelli freschi, hanno un odore pungente, ma se il vostro olfatto vi fa percepire l’odore fetido, da ammoniaca, rinunciate al vostro cibo. Ne guadagnerete in salute.
I rischi per la salute dalla ingestione di pesce avariato non vanno sottovalutati, ma affrontati sin dal primo momento; inizialmente, sintomi sono più lievi: nausea, vomito, scariche, diarrea, palpitazioni, mal di testa; se però questi peggiorano, con crampi addominali a piccole emorragie; ovvero se non si riesce a tenere la situazione sotto controllo, è opportuno chiamare immediatamente il medico, o rivolgersi direttamente al Pronto soccorso.