SostenibilitàSpreco alimentare

Lo spreco alimentare: un inaccettabile paradosso

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Il pianeta sta affrontando la più grave emergenza alimentare del 21° secolo. Le aree del mondo in “emergenza fame” sono sempre più ampie e diffuse e la malnutrizione colpisce centinaia di milioni di bambini. Al presente, circa 400 milioni di persone non hanno accesso a cibo nutriente a sufficienza, al punto che le loro vite e i loro mezzi di sussistenza sono in grave pericolo. Una cifra che ha visto un aumento di oltre il 150% dal 2019 e riflette livelli di fame nel mondo senza precedenti, causata da un mix di fattori letali, quali la pandemia, la crisi climatica (con lunghi periodi di siccità che si alternano ad alluvioni), i conflitti in corso, l’inflazione inarrestabile con aumento vertiginoso dei prezzi di alimenti essenziali, una distribuzione alimentare globale inadeguata, etc.

Nel settembre 2015, 193 leader mondiali sottoscrissero un impegno per il raggiungimento di 17 obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile (Agenda 2030). Il primo obiettivo intendeva, entro il 2030, sconfiggere la povertà, il secondo porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione, promuovendo l’agricoltura sostenibile. La realizzazione di questi obiettivi ambiziosi è quanto mai lontana.

In Italia, 5,6 milioni di persone sono in povertà assoluta e 8,2 milioni in povertà relativa. Condizioni che riguardano quasi il 23% della popolazione italiana. Inoltre, sono più di 3 milioni le lavoratrici e i lavoratori che sono poveri anche se lavorano. Per non parlare della disoccupazione giovanile pari al 22% e di quella delle donne pari al 10,2%.

Diventa allora centrale la sostenibilità alimentare ovvero dar vita ad un modello responsabile con il quale garantire l’accesso alle risorse alimentari a tutta la popolazione mondiale senza compromettere le condizioni del Pianeta.

Secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Campagna Spreco Zero: il report “Il caso Italia” 2023 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability[1],  il 35% degli intervistati ha aumentato il consumo di legumi e derivati vegetali a scapito della carne e delle proteine animali, mentre il 29% ha aumentato l’acquisto di prodotti a km 0. Si mangia meno fuori casa per risparmiare: per 1 italiano su 3 diminuiscono drasticamente le colazioni e pranzi fuori e per 4 italiani su 10 anche la cena al ristorante. Gli italiani tagliano gli sprechi anche come risposta allo scatto inflattivo, sono attenti alla qualità di quello che si porta in tavola e a non sacrificare la cura della propria salute. Nonostante l’aumento dei prezzi al consumo, la spesa alimentare è quella che infatti diminuisce meno (18%), dietro solo alle spese mediche (11%) e di cura alla persona (17%). Gli Italiani sono invece più disponibili a tagliare i consumi per ridurre le bollette dell’energia elettrica e del gas, o per le spese di abbigliamento.

I dati dell’Osservatorio Waste Watcher che si riferiscono al mese di gennaio 2023 dicono che gli Italiani gettano in media 74,58 grammi al giorno, ovvero 524 grammi pro capite al mese, poco più di 27 chili di cibo l’anno. I dati sono in leggero miglioramento rispetto all’anno precedente (il 12% in meno rispetto alla medesima indagine del 2022); ad ogni modo nel 2022 sono andate sprecate nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo.

Stranamente però lo spreco è più accentuato al Sud (+ 8% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 38% rispetto alla media italiana), nonché nei segmenti di età più giovane e tra i nuclei familiari con maggiori disponibilità economiche.

Vengono sprecati ogni anno circa 1 kg di frutta e poco meno di 1 kg di pane; nella hit nefasta degli sprechi anche insalata, verdure, aglio e cipolle. Vale complessivamente 6,48 miliardi € lo spreco del cibo solo nelle nostre case, mentre con lo spreco di filiera, dai campi alle tavole, si arriva a quota 9.301.215.981 €. Lo spreco del cibo di filiera pesa al 26% in agricoltura, al 28% nell’industria e all’8% nella distribuzione.

Eppure, sempre in Italia, oltre 2,6 milioni di persone faticano a nutrirsi regolarmente a causa dell’aumento dei prezzi e dei rincari delle bollette e il 9,4% della popolazione versa in condizione di povertà assoluta.

Questi pochi dati sono però sufficienti per comprendere perché lo spreco alimentare sia riconosciuto come uno dei più gravi paradossi dell’attuale sistema di produzione del cibo. In un mondo dove ancora oggi la sicurezza alimentare non è garantita per tutti, se si riducessero le perdite o gli sprechi alimentari si potrebbe garantire più cibo per tutti, ridurre le emissioni di gas serra (lo spreco è responsabile del 10% di “inutili” emissioni di gas serra) e allentare la pressione sulle risorse naturali, in particolare il consumo di acqua e di suolo, per aumentare la sostenibilità dei nostri sistemi di produzione e delle nostre società.

Di qui, un INVITO PRESSANTE a ridurre gli sprechi alimentari: OGNUNO DI NOI FACCIA LA SUA PARTE! bastano pochi e semplici accorgimenti

  1. Acquista solo quello di cui hai bisogno
  2. Considera la differenza tra “da consumare entro” e “preferibilmente entro”
  3. Impara a riconoscere quando un alimento è ancora commestibile;
  4. Usa quello che hai e conserva correttamente gli alimenti
  5. Evita di portare in tavola porzioni troppo abbondanti
  6. Condividi il cibo in più con gli altri
  7. Congela o riutilizza gli avanzi, quando possibile
  8. Tieni sempre sott’occhio frigo e dispensa e curane la “manutenzione”
  9. Segui gli input dello stile mediterraneo
  10. Contribuisci ad educare le nuove generazioni.

Vedi: https://www.amaperbene.it/come-ridurre-gli-sprechi-alimentari/

Redazione amaperbene.it

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