Olmo campestre | Ulmus minor Miller
L’olmo campestre (Ulmus minor Mill., 1768) è un albero deciduo appartenente alla famiglia delle Ulmaceae. Si può trovare nell’Europa Mediterranea ma anche in Asia Mediterranea.
E’ un albero molto longevo (vive anche diverse centinaia di anni), a foglia caduca, a crescita lenta, con dimensioni variabili da quelle arbustive fino a 30 metri; ha una chioma arrotondata o conica formata da numerosi rami eretti o assurgenti; il tronco ha la corteccia fortemente suberificata e screpolata verticalmente; i rametti, coperti di peli da giovani, diventano glabri e suberosi già al secondo anno. Le foglie sono molto variabili, hanno un picciolo pubescente molto corto, sono ellittiche od obovali con la base dissimmetrica e l’apice acuminato; il margine è seghettato; la superficie superiore è ruvida per la presenza di peli corti e rigidi, quella inferiore è coperta da una tomentosità morbida; ciuffi di peli sono presenti all’attaccatura delle nervature secondarie su quella principale. I fiori si aprono in febbraio prima della comparsa delle foglie; sono rosso scuri e riuniti in mazzetti di 20-30 molto densi; ciascuno è formato da un involucro campanulato, diviso alla fauce in quattro-otto lobi, che contiene gli stami e l’ovario. Il frutto è una samara che si restringe a cuneo alla base mentre è incisa profondamente all’apice; è di colore giallastro con venature porporine.
E’ diffuso fino alla zona submontana nei boschi e, nella forma cespugliosa, lungo le siepi; è anche abbondantemente coltivato a scopo agricolo.
Oggi la specie è in forte declino soprattutto a causa della grafiosi, malattia che ne provoca il disseccamento provocata da un gruppo di funghi ascomiceti, la cui origine non è conosciuta con certezza, ma è molto probabilmente asiatica (forse giapponese). Questo fungo (Ophiostoma ulmi) viene diffuso da un coleottero che abita la corteccia degli olmi. Il fungo blocca i vasi che conducono la linfa alle foglie, provocando il loro ingiallimento e successivamente la morte delle radici.
Il nome del genere Ulmus è il nome latino usato anticamente per indicare la pianta. Il nome della specie minor si riferisce alle foglie di dimensioni inferiori (misurano 2–9 cm), rispetto a a quelle dell’olmo bianco (Ulmus laevis) e dell’olmo montano (Ulmus glabra) (9–15 cm).
La droga è contenuta nella corteccia ed ha i seguenti principi attivi: tannini, mucillagini, fitosteroli.
Proprietà officinali: antinfiammatorie, depurative, diuretiche
L’olmo viene impiegato dalla medicina popolare soprattutto per uso esterno. Fin dai tempi più antichi si sfruttavano le proprietà della corteccia per guarire le ferite e le ustioni e per fermare la caduta dei capelli. Talune proprietà come la prerogativa di curare malattie della pelle fra cui l’eczema, l’impetigine e le dermatosi in genere, foruncoli e pruriti, sono state confermate. La corteccia è anche utile, per il suo contenuto in tannini e mucillagini, per lenire, mediante applicazioni locali del decotto, le infiammazioni e i pruriti delle emorroidi e delle mucose esterne (bocca, gola, zone intime). Per uso interno la corteccia viene impiegata come coadiuvante diuretico e depurativo.
I fiori sono edibili.
Il legno di olmo campestre, di buona qualità, assai duro e resistente, facilmente lavorabile e resistente all’acqua, è usato per la costruzione di mobili, porte, pavimenti e nella produzione di compensato; è stato ampiamente impiegato per la costruzione di utensili da lavoro e nella cantieristica navale. Non è un buon combustibile. La pianta viene anche impiegata a scopo ornamentale in parchi e giardini. Per via della flessibilità e sottigliezza dei suoi ributti, è una pianta spesso utilizzata nell’ambito della cesteria: queste parti dell’albero sono raccolte direttamente dalla pianta durante l’inverno, quando prive di foglie, per poi essere utilizzate per tutte le parti del cesto.
Un tempo l’olmo veniva definito come «il sostegno della pianta che dona il liquore della vita», ossia la vite. Prima infatti gli olmi venivano impiegati come impalcature per i vigneti in quanto si riteneva che l’uva prodotta da viti sostenute da filari di olmi fosse più zuccherina e quindi più apprezzabile.