Jaborandi | Pilocarpus jaborandi + spp.
Pilocarpus jaborandi, comunemente chiamato jaborandi detto di Pernambuco (insieme ad altre specie congeneri) è un arbusto della famiglia delle Rutacee, originario del Brasile centro-orientale (Pernambuco, Ceará).
Il termine Pilocarpus proviene dal greco πῖλος pilos feltro, cappello e da καρπός carpòs frutto: dal frutto feltroso. L’epiteto specifico jaborandi, probabilmente, deriva dal nome vernacolare della specie presso i popoli dell’areale di crescita.
Con questo nome, nell’America del sud, si indicano parecchie piante del genere Pilocarpus. La Tintura madre è preparata con le foglie delle varietà P. Pennatifolius, P. Jaborandi e P. Microphillus che contengono alcaloidi, tra cui la pilocarpina, un olio essenziale, tannini e l’acido jaborandico. Pertanto, sotto il nome di jaborandi viene distribuita la droga estratta dalle su citate specie di Pilocarpus, soprattutto Pilocarpus pennatifolius.
Il Pilocarpus jaborandi è una pianta che cresce in forma di arbusto sempreverde o di piccolo albero ramificato dal basso. La sua altezza oscilla mediamente dai 3 ai 7 metri. La corteccia è di colore grigia o viola con grandi germogli a spillo dispari con picciolo appiattito. Le grandi foglie crescono da tre a sette metri di altezza, in tre o cinque, sono di forma oblunga, membranosa o coriacea, verde intenso. I fiori sono rosso porpora, in infioresceze allungate, hanno cinque petali lanceolati. I frutti sono secchi con 4-5 grani. Presentano un lembo asimmetrico dentellato all’apice, con venature piuttosto pronunciate in alto; sono di colore verdastro, hanno un sapore amaro e la loro masticazione produce un aumento della salivazione.
Le proprietà farmacologiche dello jaborandi sono principalmente legate al contenuto del suo più importante alcaloide, la pilocarpina, la cui azione è fondamentalmente simile a quella dell’acetilcolina di cui possiede tutte le proprietà muscariniche. Essa agisce con una spiccata elettività sui ricettori colinergici sui quali esplica un’azione eccitante diretta e selettiva. La pilocarpina ha un’azione vagotonica e provoca ipersecrezione ghiandolare (sudorazione abbondante, ipersalivazione) e l’eccitazione del sistema simpatico responsabile della miosi e delle turbe dell’accomodazione (difficoltà a fissare lo sguardo, appannamento della vista, cefalea).
Tra i costituenti chimici della pianta alcuni alcaloidi appartenenti al gruppo dell’imidazolo (pilocarpina, isopilo-carpina, pilocarpidina e pilosina).
La pilocarpina, come accennato, presenta attività parasimpaticomimetica, antagonista dell’atropina con azione elettiva sulle ghiandole lacrimali e salivari; oggi della pianta si utilizza esclusivamente il principio attivo in oculistica come miotico e per la terapia del glaucoma; può essere impiegata inoltre come antagonista negli avvelenamenti da belladonna e da atropina ed in medicina veterinaria, in alcuni casi, come purgante; oggi della pianta si utilizza esclusivamente il principio attivo in oculistica come miotico e per la terapia del glaucoma.
La pianta ha una tossicità alta per via dei suoi principi attivi su citati. Per questo, ne è vietato l´uso comune o può essere usata solamente sotto attento controllo medico; l´intossicazione è provocata da dosi di circa 100 mg di pilocarpina. Essa rientra nella lista del Ministero della Salute per l’impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari.