Polipodio | Polypodium vulgare L.
Il Polipodio comune è una piccola felce della famiglia delle Polypodiaceae, noto anche come felce dolce, falsa liquirizia, felce quercina, polipodio aureo; è una pianta erbacea perenne con rizoma grosso e strisciante, di sapore agrodolce (ricorda quello della liquirizia), foglie a contorno oblungo-lanceolato, lunghe 20–30 cm, pennate; sori rotondi in due serie, parallele al nervo mediano di ciascun lobo. Cresce in zone fredde e temperato-fredde dell’Europa, Asia e Nord America su rupi, muri, ceppaie e tronchi di boschi di latifoglie e aghifoglie da 0 a 2600 m.
Il nome comune (falsa liquirizia) deriva dal sapore dolciastro del rizoma, simile a quello della liquirizia, usato in fitoterapia come espettorante naturale. Il nome del genere deriva dal greco “polis” =” molti” e ” podos”= “piedi”, probabilmente in riferimento alle numerose radichette del rizoma per cui ogni foglia sembra indipendentemente ancorata al suolo. L’epiteto della specie “vulgaris” ricorda che la pianta è molto comune.
In medicina, la radice, per la presenza di principi attivi quali saponine, lipidi, resina, glicerrizzina, polipoidina, mucillagini, tannini, sali minerali.
Alla pianta vengono attribuite le seguenti proprietà:
- Stimola la produzione e la fuoriuscita della bile (azione coleretica e colagoga);
- Svolge un’azione rinfrescante ed emolliente a livello intestinale, favorendone il transito (azione lassativa);
- Favorisce lo scioglimento e l’eliminazione del catarro in eccesso (azione espettorante).
Questa felce era conosciuta fin dall’antichità: Dioscoride, Galeno e successivamente Mattioli ne descrissero le proprietà purgative.
Trova indicazioni in caso di: insufficienza epatica, scarsa funzionalità biliare, difficoltà digestive, tosse e malattie delle vie respiratorie caratterizzate dalla presenza di catarro, stitichezza, soprattutto negli anziani e nei bambini.
Tradizionalmente il rizoma è stato utilizzato in alcuni prodotti dolciari come il torrone per le sue proprietà aromatiche. Viene anche utilizzato come ricreativo, a stregua di caramella, per il suo sapore che ricorda la liquirizia. L’ingestione in quantità eccessive può però provocare disturbi gastrointestinali.
Nel 1971, venne scoperta nei rizomi una saponina, l’osladina un dolcificante che suscita una dolcezza relativa 500 volte maggiore dello zucchero (in peso).