Consolida maggiore | Symphytum officinale L.
La Consolida maggiore (nome scientifico Symphytum officinale L. 1753) è una pianta erbacea perenne, a fiori penduli, della famiglia delle Boraginaceae; è originaria dell’Europa, ma naturalizzata in America ed in Asia; in Australia viene ampiamente coltivata; in Italia è presente ovunque, anche sull’arco alpino, fino a 1300 m s.l.m., a parte alcune zone del sud e centrali sul versante adriatico; predilige luoghi paludosi, fossi, canali e torbiere; ma anche prati umidi e margini dei boschi. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro e valori medi di umidità.
Nomi popolari: Consolidata comune, Consolidata maggiore, Erba pedocchiara, Sinfito, Erba di simas, Renegal, Alo, Orecchia d’asino, Luganigo, Nari, Erba di San Lorenzo, Burae salvaiga, Naro, Erba crambolina, Erba del cardinale, Oegia d’aze, Regaligo, Borragine selvatica, Zinzinnici, Erba de molentis, Suciamele, Selabatu.
E’ una pianta caratterizzata da un grande rizoma ramificato che si sviluppa verso il basso con radici carnose. La corteccia di rizoma e radici è nera e lucida mentre l’interno è bianco. Il fusto, ramificato e ricoperto da peluria, può raggiungere un’altezza di 1 metro. Le foglie, quelle basali sono ovali con apice acuminato, lunghe fino a 30 cm e caratterizzate da un lungo picciolo, mentre quelle superiori sono piccole, lanceolate e la lamina fogliare non si arresta ma prosegue lungo il fusto; tutte le foglie hanno una superficie rugosa con nervature prominenti e di colore biancastro. I fiori, ricchi di nettare per api e bombi, sono riuniti in pannocchie con calice verde e corolla bianca tubulare caratterizzata da 5 denti che ricurvano verso l’esterno. I frutti sono formati da 4 acheni ovali lisci, lucidi e marroni, racchiusi nel calice. Il rizoma fornisce un colorante bruno.
Etimologia: il nome “Symphytum” sembra derivi da “symphuo” ovvero “saldare/unire”. Molto probabilmente alla nascita di questo nome sta la presunta azione curativa sulle ferite e sulle fratture ossee. Mentre il termine “officinale” fa riferimento proprio all’azione medicamentosa (in quanto storicamente catalogata come erba medicinale).
Sostanze presenti nella pianta: alcaloidi pirrolizidinici (licopsamina, intermedina e derivati acetilati, simfitina); allantoina; mono e bidesmosidi triterpenici, steroli; tannini catechici, amidi, mucillagini; acido clorogenico, acido rosmarinico, acido caffeico, acido litospermico, acido salicilico; colina, asparagina e amminoacidi: acido gamma-aminobutirrico, consolidina (un glucoalcaloide).
La pianta, sino a poco tempo fa ampiamente usata per le presunte proprietà medicinali (come rimedio popolare contro la gastrite e l’ulcera gastrica, in relazione al contenuto in allantoina), contiene tuttavia alcaloidi epatotossici e potenzialmente cancerogeni (pirrolizidina), per cui il suo uso dovrebbe essere abbandonato.
Già gli antichi Greci ne conoscevano le proprietà cicatrizzanti derivanti dalle sue radici. Addirittura, la credenza popolare riteneva che fossero in grado di aiutare la calcificazione ossea dopo una frattura. Plinio il Vecchio ne citava le proprietà terapeutiche per la cura delle fratture e delle tendiniti e i disturbi intestinali, bronchiti o pleuriti. Nel corso dei secoli, la pianta si è poi largamente diffusa in tutta Europa diventando assai popolare in Gran Bretagna tanto che nel XVI secolo la consolida maggiore era uno dei rimedi preferiti dal medico di Enrico II, Jean Fernel, che ne utilizzava le sommità fiorite come sciroppo per il trattamento di tossi, emorragie o diarree, ma anche le radici frantumate per curare i traumi, dimostrando, che, grazie ai suoi componenti,- specie l’allantoina, c’erano importanti risultati nel rinnovamento delle cellule della pelle, della massa ossea e dei muscoli, con accelerazione dei processi di guarigione di fratture, storte e altri stiramenti. Addirittura, le garze contenenti la pasta dei suoi rizomi, erano portate nei campi di battaglia per curare le ferite e le fratture dei soldati in guerra, proprio a mo’ di ingessatura rudimentale. Non a caso il nome “consolida” deriva dalla parola greca symphuò che vuol dire letteralmente “io unisco”.
Pertanto, la pianta è stata usata a lungo dalla medicina popolare per le sue proprietà vulnerarie (accelera la guarigione delle ferite) nonché per la capacità di facilitare la formazione del callo osseo in caso di fratture e attenuare la sensibilità dolorifica del periostio che persiste dopo un traumatismo. Quando la pianta era secca si grattugiavano le sue parti più consistenti sulle ferite, piaghe o bruciature: il sollievo era assicurato (il processo di guarigione è dato dall’allantoina, sostanza usata in sintesi anche dall’industria farmaceutica per gli stessi scopi). Le mucillagini vengono usate come un espettorante (funzione che favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali) e sembrano valide anche per la tosse. Altre proprietà sono: decongestionante (diminuisce l’apporto sanguigno in una data parte del corpo), astringente (limita la secrezione dei liquidi), emolliente (risolve uno stato infiammatorio) e analgesica (attenua il dolore). Esternamente sembra che sia molto utile per varie affezioni della pelle come ustioni, infiammazioni, piaghe e ulcere.
In cucina si può produrre un buon tè dalle foglie trattate opportunamente, mentre le radici possono essere usate come dolcificanti (contiene zuccheri oltre all’amido e altro). In certe località, si fa uso alimentare delle parti superiori della pianta come fossero asparagi. In altre zone le foglie vengono bollite e mangiate come gli spinaci. Oppure le radici se sbucciate e tagliate finemente si possono aggiungere nelle zuppe di verdura. Le foglie se tostate possono produrre un surrogato del caffè. Comunque è da tenere presente che questa pianta – come accennato – presenta una certa tossicità.
Controindicazioni: La consolida maggiore è controindicata in caso d’ipersensibilità accertata verso uno o più componenti, nei bambini, nelle donne incinte o che allattano, e nei soggetti affetti da malattie epatiche. più testi ne sconsigliano l’uso prolungato o abbondante perché potrebbero insorgere affezioni epatiche a causa di alcune sostanze epatotossiche come gli alcaloidi pirrolizidinici. Inoltre nella pianta è presente, in forma per fortuna molto esigua, un alcaloide (la “simfito-cianoglossina”) tossico in quanto paralizza il sistema nervoso. In diversi stati se n’è vietato l’uso alimentare, come negli Stati Uniti d’America e in Italia (è nella lista del Ministero della salute delle piante non ammesse come integratori alimentari).