Ipecacuana | Uraroga Ipecacuanha
L’ipecacuana (Uraroga Ipecacuanha Baill; Uragoga granatensis Baill; Cephaelis Ipecacuanha Willd) è un arbusto perenne e sempreverde originario dell’India e coltivato anche del Centro e Sud America, in Brasile (Ipeca di Rio o del Brasile) e in Malaysia. Appartenente alla famiglia delle Rubiaceae, viene distinta a livello commerciale in due principali varietà: l’Ipecacuana del Mato Grosso (Cephaelis ipecacuanha) e l’Ipecacuana maggiore o di Costa Rica (Cephaelis acuminata).
Il nome linneano è Ouragoga (Hort. Cliff., 486, 1737) e dovrebbe derivare dal greco ouron = orina e agw = promuovo, eccito, cioè con azione diuretica. Questo vocabolo fu infatti usato da Jacquin per una Celastracea/Rhamnoidea, la Myginda uragoga, dell’America centrale e del sud, le cui radici e foglie si prescrivono come diuretiche. Non è ben chiaro il perchè Linneo abbia dato questo nome a questo genere, a meno di pensare che il vocabolo ouros l’abbia usato nel senso di protettore, oppure oura non l’abbia fatto derivare da ouros vento favorevole o prosperità, nel senso di benessere, di salute, cioè pianta che dà la salute, che guarisce, protegge,
Ipecacuanha o Ipecacoanha o Ipepoacanha indios che derivano dalla parola della lingua Tupì “pecaogoene” = pianta che induce vomito, che indicava anche altre varie piante della famiglia delle Menispermacee. La parola preceduta da una I, che significa piccolo, = I-pecaogoene vuol dire piccola pianta che induce vomito.
La droga è costituita dal rizoma e dalle radici essiccate; presenta un odore debole ed un sapore piuttosto amaro acre e nauseante.
Principi attivi della pianta sono alcaloidi emetina, psicotrina, cefelina, iridoidi, colina, acido ipecacuanico, glucoside ipecacuanina, glicoproteina allergizzante, mucillagini, saponine. Le piante producono quest’ampia gamma di sostanze chimiche verosimilmente a scopo di difesa contro microbi e parassiti (fitoalexine) e al fine di scoraggiare gli erbivori. Anche l’Alangium lamarckii Thwaites (Alangiaceae), una pianta originaria dell’India, produce alcaloidi analoghi.
Lo sciroppo di ipecac chiamato anche sciroppo di ipecacuana, deriva dalla pianta di Ipecacuanha ed è un emetico (provoca il vomito) e un espettorante. Come espettorante, da tempo non viene più usato ed è più comune il suo uso per provocare il vomito in caso di avvelenamento e sovradosaggio di farmaci. L’effetto emetico che si manifesta dopo la somministrazione orale dei preparati della droga sembra essere dovuto, almeno in grande parte, all’azione irritante locale e quindi all’eccitazione delle terminazioni emetico-sensitive della mucosa gastrica.
La preparazione commerciale di ipecacuana consiste di un estratto alcolico di radici e rizomi di radice di ipecacuana al 25%. La restante parte è composta da glicerina, sciroppo di zucchero e metilparaben. La radice di ipecacuana in sé è un veleno, ma in considerazione della concentrazione raggiunta dagli alcaloidi e per la sostanziale incapacità da parte del paziente di trattenere in stomaco la soluzione ingerita, raramente è mortale.
Se assunta per via orale per un breve periodo l’ipecacuana è considerata un rimedio sicuro; tuttavia non mancano possibili effetti collaterali, in particolare nausea e vomito, irritazioni gastriche, capogiri, pressione bassa, fiato corto e battito cardiaco accelerato. L’assunzione per via orale di ipecacuana prolungata nel tempo o in dosi elevate può invece essere pericolosa e portare a gravi avvelenamenti, danneggiamento del cuore e, nei casi più gravi, decesso. Per questo è bene non superare i dosaggi indicati.
L’ipecacuana – in particolare lo sciroppo di ipecac – non deve essere assunto in combinazione con il carbone attivo, che potrebbe legare lo sciroppo di ipecac già a livello dello stomaco, riducendo così la sua efficacia. E’ inoltre controindicata nei cardiopatici, ngli alcolisti cronici, in caso di problemi gastrointestinali, nelle donne in gravidanza o in allattamento, nei bambini e nele persone anziane.
Non risulta che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia autorizzato alcun claim che certifichi i possibili benefici derivanti dall’assunzione di ipecacuana e le prove scientifiche della sua efficacia sono ancora insufficienti. Anche i reali benefici della sua assunzione in caso di avvelenamento viene messa in dubbio, soprattutto se si lascia passare troppo tempo tra l’avvelenamento e il trattamento; sembra infatti che già dopo 10 minuti lo sciroppo di ipecac permetta di eliminare al massimo il 54% del veleno ingerito.