Verbena officinale | Verbena officinalis
La Verbena officinalis L. o verbena comune è un’erba perenne nativa dell’Europa appartenente alla famiglia delle Verbenaceae ed è volgarmente chiamata erba colombina o anche erba crocina.
È una pianta con fusto alto 30-40 cm, ma che può essere anche più alto; il fusto è quadrangolare, ruvido, pubescente, lignificato, ascendente e ramificato alla base oppure si può presentare eretto e ramificato in alto. Il rizoma è breve e fusiforme. Le foglie sono opposte, le inferiori sono picciolate e con lamina crenata, le superiori sono sessili, crenate o intere; mentre le intermedie sono più grandi (lunghe 4-6 cm), pennatolobate o pennatifide e con alla base due lobi grandi, tanto che la foglia potrebbe apparire tripartita. Tutte le foglie sono coriacee, grigio-verdi e dotate di peli e nervature sporgenti nella pagina inferiore. I fiori di colore lilla sono riuniti in spighe terminali che si formano all’ascella di piccole brattee; il calice è tubuloso diviso in 4-5 denti, la corolla è pentamera. Il frutto è un tetrachenio, formato da 4 logge con un seme per ciascuna. La fioritura avviene tra maggio ed ottobre e la droga è costituita dalle parti aeree fiorite.
Oltre alla Verbena officinalis usata in erboristeria esistono numerose varietà di questa pianta, coltivate principalmente a scopo ornamentale. Si tratta di verbene perenni coltivate però come annuali dove l’inverno è particolarmente rigido. È importante comunque la distinzione tra verbena officinalis dalla sorella verbena odorosa, detta anche erba limoncina, parte della stessa famiglia ma molto più indicata nelle preparazioni culinarie a cui conferisce uno spiccato sentore dolce e agrumato.
Il termine Verbena proviene da verbēna, solitamente usato al plurale: ramoscelli sacri (di ulivo, mirto, alloro) usati nelle cerimonie religiose; presumibilmente dal protoindoeuropeo *werb– ramoscello, ramo, da *werb– girare, piegare, avvolgere, intrecciare. L’epiteto specifico officinalis viene da offícina laboratorio medioevale: in quanto piante usabili in farmaceutica, erboristeria, liquoristica, profumeria e simili. Altre versioni fanno derivare il nome dal celtico ferfaen, “scacciare le pietre” poiché la verbena veniva utilizzata per eliminare i calcoli, oppure dal verbo latino verbenare “colpire con la verga”, dato che i trattati vanivano toccati con questa pianta per renderli ufficiali.
La droga costituita dalle parti aeree contiene glucosidi iridoici (che le conferiscono il sapore amaro), verbascoside, isoverbascoside, martinoside, verbenina, aucubina; olio essenziale (caratterizzato da citrale, limonene, geraniolo, verbenone), flavonoidi, triterpeni e fitosteroli (beta-sitosterolo, acido ursolico, lupeolo), polifenoli e mucillagini.
La Verbena officinalis, già nell’antichità, era considerata una pianta pregiata per le sue proprietà medicamentose. L’utilizzo principe della verbena (fiori e foglie) è da sempre come ingrediente in infusi e preparati erboristici con azione spasmolitica, drenante e diuretica (viene usata anche per curare i calcoli), analgesica, antipiretica, vermifuga, febbrifuga, calmante a livello del sistema nervoso.
L’uso tradizionale è consigliato da secoli come pianta tonica amara, stomachica digestiva, deostruente splenico-biliare. Protegge il fegato grazie all’aucubina. Il verbascoide in essa contenuto è un potente antimicrobico.
Gli oli essenziali estratti tramite gli infusi sono capaci di disinfettare il cavo orale e le cavità nasali. Protegge e cura la pelle aiutando anche a cicatrizzare. Aiuta le articolazioni (specie in caso di reumatismi e dolori cervicali). Combatte le infiammazioni muscolari.
Alla verbena erano attribuiti poteri magici ed era considerata sacra sia dagli Egizi che dai Greci che dai Romani; i druidi anglosassoni e gallici la usavano anche per le cerimonie sciamaniche. In quelle regioni è conosciuta anche con il nome di “Devil’s Bane“. In Germania è conosciuta come Eisenkraut (erba di ferro) perché era considerata un ottimo rimedio per la guarigione di tagli e ferite inflitte con armi di ferro. Nella medicina popolare, viene applicata esternamente su ferite ed ulcere e facilita una rapida guarigione delle ferite. Mel Medioevo inferiore, era collegata ad alcuni misteri della religione cristiana ed usata come rimedio contro gli incantesimi delle streghe. I fiori venivano anche sistemati fuori dalle abitazioni per proteggere dai vampiri. Più recentemente è stata introdotta tra i famosi fiori di Bach (Vervain) ed è un rimedio consigliato per migliorare l’attività onirica (gli indiani Pawnee l’hanno utilizzata per migliorare i loro sogni) e per trarre ispirazione da poeti e scrittori.
La Verbena appartiene al numeroso gruppo delle “erbe magiche” di San Giovanni. Il suo uso tradizionale era associato ad altre piante (Maggiorana, Valeriana e Salvia) che raccolte la notte di San Giovanni, il 24 giugno, erano utili alla conquista del cuore di una donna ritrosa; bastava lanciare una manciata di queste erbe secche in direzione dell’abitazione dell’amata per vincere la sua resistenza. È per questo motivo che la Verbena è anche chiamata “herba veneris” ossia erba di Venere.
Era considerata anche simbolo di pace ai tempi degli antichi Romani, questo spiega perché per dimostrarsi concilianti e diplomatici gli ambasciatori di Roma si presentavano con un ramoscello di Verbena tra le mani.
Nella mitologia cristiana invece la Verbena era definita “erba croce”; si riteneva infatti fosse stata impiegata sulle ferite di Cristo crocifisso per fermarne il sangue, e da qui la credenza che chi raccoglie questa pianta deve prima benedirla.
Per quanto attiene eventuali controindicazioni, evitarne l’uso in caso d’ipersensibilità accertata verso uno o più componenti. Inoltre, l’utilizzo della verbena o delle sue preparazioni è controindicato anche durante la gravidanza, come pure nei soggetti con problemi di funzionalità della tiroide.