Lattuga Virosa
Lactuca virosa L. è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae. È simile alla lattuga comune (L. sativa), per il suo ambiente vitale selvatico è spesso chiamata Lattuga selvatica.
Il nome generico allude alla presenza di un latice bianco (chiamato lattucario, che fuoriesce dalla pianta tagliuzzata), tipico di molte altre Asteraceae liguliflore; il nome specifico in latino significa “velenosa” e deriva dalla sua riconosciuta tossicità, per cui non è considerata pianta alimentare. Tutte le parti della pianta possono essere tossiche. La pianta contiene anche flavonoidi, che hanno forti proprietà anti-ossidanti, ma anche cumarine (notevolmente tossiche), e metilfenilalanina.
La lattuga virosa è una pianta erbacea annua o biennale alta fino a 60 cm, simile alla lattuga coltivata per uso alimentare, con fusto verde o violaceo, spesso e grandi foglie lanceolate dentate color verde scuro; infiorescenze a pannocchie con fiori gialli raccolti in capolini che producono acheni nerastri con una piumetta bianca. Cresce lungo le strade e canali; terreni sassosi e basici; fiorisce da luglio a settembre.
La pianta è diffusa in Italia, anche se è non molto comune; contiene due sostanze, lattucina e lattucopicrina, che se ingerite hanno effetti simili a quelli dell’oppio (effetti psicotropi, specificatamente ipnotici, analgesici o sedativi) e possono provocare intossicazioni.
L’erba era nota anche ai Romani ed ai Greci: attorno al 430 a.C., Ippocrate ne descrive le proprietà sedative, associando i suoi effetti al ben più raro, potente e costoso oppio. Spostandoci a Roma, Dioscoride Pedanio, naturalista e chirurgo spesso al seguito di campagne militari di Nerone attorno al primo secolo avanti Cristo, descrive le immagini ed i sogni indotti dall’utilizzo del lattice di lattuga velenosa. Plinio il Vecchio fa lo stesso, soffermandosi particolarmente sulle proprietà afrodisiache della pianta nella sua Naturalis Historia, descrivendola in questo modo: “Provoca sonnolenza, può raffreddare gli appetiti sessuali, purgare lo stomaco ed aumentare il volume del sangue”. Per arrivare poi ad Augusto, che fece erigere una statua in onore dell’infusione della lattuga selvatica, dichiarando che gli avesse salvato la vita. Saltando più avanti nel tempo, la lactuca sativa venne impiegata fino al XIX secolo come sostituto dell’oppio (oppio dei poveri) e studiata con cura dal Concilio della Società Farmaceutica della Gran Bretagna nel 1911, scoprendo le sostanze responsabili degli effetti psicoattivi di questa pianta: la lactucopicrina e la lactucina. Negli anni ’70, la Lactuca virosa era molto nota negli USA; veniva venduta con diversi nomi, quali “Lettuce opium“, “opium” e “lettucene“; venne utilizzata in ambiente hippy come sostituto della marijuana e degli oppiacei.
La lattuga selvatica ha un duplice effetto, che varia in base alla dose assunta: fino ad un grammo di principio attivo, agisce come soppressore del dolore e calmante; a dosi più elevate, iniziano a fare effetto le sostanze simil-alcaloidi della pianta, inducendo stati di euforia e rilassatezza, simili per certi versi alla marijuana o all’oppio. Non porta assuefazione, anche se la si consuma in grandi quantità, e non provoca overdose, anche se il consumo eccessivo può portare ad effetti collaterali sgradevoli. Tuttavia si possono osservare casi di intossicazione.
L’intossicazione acuta si manifesta con una sintomatologia caratterizzata da: nausea, vomito, sedazione, ronzii alle orecchie, sonnolenza, ottundimento del sensorio e depressione respiratoria grave che può portare sino al coma ed alla morte.
Dalla L. virosa possono essere ricavati oli ed estratti. Il suo utilizzo come galattogeno (favorirebbe la produzione lattea delle puerpere), si basa più che altro su una possibile attività di terapia omeopatica, e ad ogni modo è di non dimostrata azione effettiva. La L. virosa è molto amara.