Iperico | Hypericum perforatum
L’iperico (comunemente noto anche col nome di erba di San Giovanni), è una pianta officinale alta circa 60cm, appartenente alla famiglia delle Clusiaceae e al genere Hypericum. Fa parte della medicina tradizionale per via delle sue proprietà fitoterapeutiche, in particolare quelle antidepressive e antivirali.
È una pianta perenne semi-sempreverde, glabra, con fusto eretto percorso da due strisce longitudinali in rilievo. È ben riconoscibile anche quando non è in fioritura perché le sue foglie in controluce appaiono “bucherellate”: si tratta in realtà di piccole vescichette oleose da cui deriva il nome perforatum; ai margini sono invece visibili dei punti neri, strutture ghiandolari contenenti ipericina (un olio color rosso); queste strutture ghiandolari sono presenti soprattutto nei petali. Le foglie sono opposte oblunghe. I fiori giallo oro hanno 5 petali delicati e sono riuniti in corimbi.
E’ una pianta che preferisce boschi radi e luminosi, comunque all’aperto per tutto l’anno, poiché non teme il freddo. Originaria dell’arcipelago britannico, è oggi diffusa in tutte le regioni d’Italia e nel resto del mondo. Predilige posizioni soleggiate o semiombreggiate e asciutte, come campi abbandonati ed ambienti ruderali.
Costituenti chimici presenti nell’iperico: flavonoidi (iperoside, rutina, isoquercitrina, ecc.); diantrachinoni (ipericina, pseudoipericina); xantoni; acil-floroglucinoli (iperforina); olio essenziale (i componenti principali sono idrocarburi alifatici); procianidine e tannini catechinici; derivati dell’acido caffeico, incluso l’acido clorogenico.
L’olio di iperico, ottenuto per macerazione in olio di oliva, presenta proprietà antinfiammatorie, cicatrizzanti e rigenerative nei confronti della pelle (veniva infatti utilizzato per trattare ferite e ustioni), attribuite all’ipericina e all’amentoflavone (un flavonoide) contenuti all’interno della pianta stessa. Nei tempi passati l’iperico veniva utilizzato come disifettante per le sue doti antibiotiche, antivirali, antimicotiche e antisettiche, o come antidolorifico da applicare in caso di dolori o ferite. Tali proprietà sarebbero attribuibili all’iperforina; diversi studi condotti in vitro hanno infatti messo in luce la sua azione antimicrobica nei confronti di ceppi di Staphylococcus aureus, compresi i ceppi meticillino-resistenti, o MRSA. L’olio di iperico è un ottimo anti-age naturale.
Nella medicina popolare, l’iperico viene impiegato internamente per il trattamento dei più diversi disturbi, fra cui ritroviamo: disturbi dell’apparato respiratorio, come bronchite e asma, disturbi della cistifellea, parassitosi (in particolare, infestazioni da vermi), disturbi gastrointestinali, come gastrite e diarrea, enuresi notturna e perfino reumatismi. Esternamente, invece, l’iperico è impiegato come rimedio contro i dolori muscolari.
Nella medicina cinese, invece, l’iperico è utilizzato esternamente sotto forma di soluzione per gargarismi contro le tonsilliti e sotto forma di lozione cutanea per contrastare le dermatosi.
Nella credenza popolare, raccogliere questi bellissimi fiori gialli il 24 giugno, giorno dedicato a San Giovanni, attribuisce agli stessi un potere particolare, ovvero siano in grado di scacciare ogni malattia e tutte le loro caratteristiche e proprietà siano esaltate e alla massima potenza.
Le origini dell’uso dell’iperico come erba medicinale sono molto antiche e se ne trova traccia negli scritti di molti secoli fa. All’iperico vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, cicatrizzanti e, soprattutto, antidepressive e ansiolitiche. In particolare, al suo estratto secco assunto per via orale – sono attribuite attività antidepressive confermate da diversi studi e trials (rientra nella composizione del farmaco Nervaxon® indicato per il trattamento di sindromi depressive di grado lieve-moderato).
Sicuramente tra le proprietà più note attribuite all’iperico c’è la sua capacità di combattere gli stati depressivi (depressione lieve/moderata) e ansiosi. L’erba di San Giovanni è infatti considerata un potente antidepressivo naturale e utilizzata sola o in combinazione con altri rimedi naturali (come ad esempio la passiflora o la valeriana) in caso oltre a problemi legati all’umore ci siano anche contemporaneamente disturbi come insonnia o ansia. L’azione antidepressiva dell’erba di San Giovanni, confermata da diverse ricerche scientifiche, viene esercitata attraverso l’attivazione del recettore per le benzodiazepine e viene attribuita alle azioni sinergiche esercitate dalle varie molecole rientranti nella composizione dell’estratto, in particolare alla capacità di aumentare i livelli di serotonina oltre che, in caso di disturbi del sonno, a quella di regolare la produzione di melatonina responsabile a sua volta di un efficace ritmo sonno veglia.
L’erba di San Giovanni non possiede gli effetti anticolinergici degli antidepressivi triciclici né causa le disfunzioni sessuali associate all’uso degli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs). Comunque, se è vero che ha meno effetti collaterali, sono numerose e potenzialmente gravi le sue interazioni farmacologiche. L’erba di San Giovanni inibisce molti isoenzimi del Citocromo P450, inclusi CYP2C9, CYP2D6, CYP3A4 con relative conseguenze. In effetti, l‘iperico può interferire con molte tipologie di farmaci:
- può potenziare gli effetti farmacologici dei farmaci antidepressivi (in particolare, SSRI ed IMAO), favorendo la comparsa della sindrome serotoninergica (caratterizzata da sintomi come agitazione, confusione mentale, ipomania, turbe della pressione arteriosa, tachicardia, brividi, ipertermia, tremori, rigidità, diarrea);
- può indurre il sistema microsomiale epatico (citocromo P450), interferendo così sulla farmacocinetica di alcuni farmaci, quali: teofillina; digossina; anticoagulanti orali; immunosoppressori (come ciclosporina, tacrolimus, sirolimus, ecc.); antivirali (come il darunavir); farmaci steroidei;
- può interferire col metabolismo di: antitumorali (come taxolo, tamoxifene, etoposide, ecc.); ipoglicemizzanti orali (come la tolbutamide); antipertensivi e antianginosi (come la torasemide, il losartan, la nifedipina e il diltiazem); anticonvulsivanti (come la carbamazepina e la fenitoina); antiaritmici (come la chinidina); antibiotici (come l’eritromicina); beta-bloccanti.
Quanto sopra invita alla massima attenzione nell’uso dell’iperico; questo entra in conflitto anche con la pillola anticoncezionale e potrebbe annullarne l’efficacia.
Gli effetti avversi che possono presentarsi in seguito all’assunzione di iperico sono scarsi e il principale è rappresentato dall’eritema cutaneo dopo esposizione a raggi UVA per dosaggi 30-50 volte superiori a quelli terapeutici (proprietà fotosensibilizzanti).
Tuttavia, nell’utilizzo della pianta va usata cautela, come suggerito; alcuni studi hanno infatti riportato la comparsa di effetti indesiderati, quali: disturbi gastrointestinali (probabilmente causati dalla presenza dei tannini nella pianta); crisi ipertensive; irrequietezza; ricadute con comparsa di ansia, mania o ipomania; mal di testa; sensazione di fatica; lieve aumento dei livelli di TSH; aumento della frequenza di minzione.
Va assolutamente evitata l’assunzione d’iperico in caso d’ipersensibilità accertata verso uno o più componenti nonché in gravidanza e – a scopo precauzionale – anche durante l’allattamento.