Canapa acquatica | Eupatorium cannabinum
La canapa acquatica è una pianta erbacea perenne, abbastanza robusta e tomentosa, appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Il nome del genere (Eupatorium) deriva dal greco eu = bene e hpar = fegato, cioè pianta che fa bene al fegato; secondo altri deriverebbe da Mitridate Eupatore, re del Ponto nel I secolo a.C., che fece uso della pianta contro le epatiti; cannabinum, perchè le foglie ricordano quelle della comune canapa (Cannabis sativa), per le foglie tripartite.
Nome volgare: Eupatorio di Avicenna, Erba di S. Bibiana, Erba di S. Cunegonda, ecc.
Pianta erbacea perenne, tomentosa, dall’aspetto piuttosto robusto, alta fino a 2 m, che si espande in larghezza sino a occupare uno spazio maggiore di 1 m. I fusti sono eretti, striati, legnosi alla base, ramificati in alto, di colore rossiccio, pubescenti, per la presenza di un fitto rivestimento di peli increspati, specialmente nella parte alta. Le foglie sono opposte o alterne, rette da un breve picciolo; le inferiori a volte sono semplici, le superiori sono complessivamente palmato–lobate e si presentano divise in 3-5 profonde lacinie lanceolate. I fiori, ermafroditi (portano contemporaneamente sia gli stami, struttura riproduttiva maschile, sia il pistillo, struttura riproduttiva femminile), sono leggermente profumati e si presentano come capolini riuniti in densi corimbi; ogni capolino porta pochi fiori, normalmente 4-6. La caratteristica dell’infiorescenza è di presentare fiori quasi delle stesse dimensioni. I frutti sono acheni (angoloso-striati) sormontati da pappi costituiti da una sola serie di peli di colore biancastro, rigidi. Fiorisce da luglio a settembre. La pianta è presente in quasi tutta l’Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale, Siberia sud-occidentale e Australia. In Italia è comune su tutto il territorio; predilige luoghi umidi e ombrosi; boschi freschi o argini di torrenti, ma anche terreni alluvionali e arbusteti in zone paludose.
È considerata una specie officinale ma tossica. Contiene quantitativi importanti di alcaloidi pirrolozidinici, epatotossici; ne consegue che l’uso è assolutamente sconsigliato (se non su indicazione e sotto stretto controllo medico). Gli effetti indesiderati comprendono tremori muscolari, debolezza, e costipazione; in quantità elevate può essere anche mortale. Si utilizzano le radici e le foglie (in preferenza quelle della parte alta della pianta che si dice siano molto lassative). Nelle foglie e nelle radici è presente un glucoside chiamato “eupatorina“; nei rizomi sarebbero presenti sostanze vermifughe e purganti. La medicina popolare attribuisce alla pianta proprietà diaforetiche, febbrifughe, lassative, toniche, diuretiche, depurative e colagoghe.
Generalmente veniva usata esternamente come antisettico, ma a volte era usata anche internamente in caso di artriti e reumatismi.
La pianta non viene usata come cibo; è comunque una buona pianta mellifera, da cui le api raccolgono nettare e polline.
Dalla pianta si possono ricavare dei prodotti repellenti utilizzabili dall’industria.