Il Progetto del Polo Pediatrico Mediterraneo in Acerra
All’epoca (anni ’90), i dati sulla migrazione sanitaria facevano rilevare come ogni anno oltre quattordicimila bambini, accompagnati dai genitori (e quindi famiglie), migravano verso gli istituti pediatrici del Centro-Nord, come il Gaslini di Genova e il Burlo Garofalo di Trieste, con un conseguente aggravio per le casse della Regione per più di 50 miliardi.
Allo scopo di ovviare agli enormi disagi dei cosiddetti viaggi della speranza e al citato aggravio di spesa derivante, la Regione Campania pensò alla realizzazione di un polo pediatrico, L’iniziativa era altresì sostenuta, tra gli altri, dall’Università di Napoli e dalla Magistratura minorile del distretto della Corte di Appello. Inoltre il Consiglio Regionale della Campania, nel marzo del 1995, con una deliberazione votata all’unanimità aveva scelto Acerra come la località più idonea ad ospitare il nuovo istituto pediatrico.
Subito dopo la Camera dei Deputati, con apposito ordine del giorno, aveva indicato nell’Inail l’Istituto alle cui risorse attingere per la realizzazione del complesso.
Promotore instancabile del Polo pediatrico e della sua allocazione nell’area acerrana fu Don Riboldi, nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 da papa Paolo VI. Sull’impulso delle numerose iniziative promosse, fu promulgato il decreto ministeriale 16 giugno 1997, relativo agli interventi da realizzare a cura dell’INAIL, che prevedeva la costruzione, presso il Comune di Acerra di un polo pediatrico, caratterizzato da un livello di eccellenza, sia per gli aspetti terapeutico – diagnostici, sia per la ricerca, con un bacino di utenza pertinente al Centro-Sud dell’Italia.
Su direttiva del Ministro della Sanità, l’Inail a sua volta aveva dichiarato la propria disponibilità, mettendo immediatamente a disposizione una prima tranche di 100 miliardi per acquisire l’area e edificare l’opera.
Così il 21 ottobre la Regione Campania, unitamente a tutti gli altri Enti interessati e garante il Ministro della Sanità, avevano stipulato con l’Inail l’accordo di programma, con cui si impegnava ad allocare il Polo pediatrico nel complesso che l’Inail avrebbe a tal fine realizzato e dato in locazione alla Regione stessa ad un canone che teneva conto della nobiltà dell’iniziativa.
Purtroppo nelle stesse settimane, nello stesso comune di Acerra, nella stessa area, per l’esattezza ad appena tre chilometri dal sito da anni individuato per realizzarvi l’Istituto pediatrico, la Regione, con ordinanza del Presidente, decideva paradossalmente di localizzare il mastodontico inceneritore destinato a bruciare i rifiuti di Napoli e provincia. Le conseguenze erano a dir poco prevedibili, ovvero più che ovvie (alla faccia della dichiarata compatibilità ambientale).
Il Ministero della Salute, con decreto ministeriale 8 giugno 2001, fece istituire un comitato scientifico incaricato di individuare le linee d’indirizzo gestionale e di ricerca della nuova struttura. In data 13 marzo 2002, si conclusero i lavori propedeutici alla stesura del progetto esecutivo individuando anche le sfere mediche che dovevano essere presenti, cioè: malattie genetiche e metaboliche, immunoematologia, trapianti di organo, cardiologia, cardiochirurgia, gastroenterologia, nefrologia pediatrica, terapia intensiva, subintensiva pediatrica e neonatologia. Nel documento fu, inoltre, indicato la previsione di un totale di 170 posti letto, suddivisi tra 100 per il dipartimento medico, 50 per il dipartimento chirurgico e 20 per la terapia intensiva e subintensiva.
La superficie totale, necessaria per lo svolgimento delle attività previste, fu indicata in 53.800 metri quadrati. Il costo complessivo stimato per circa 76 milioni di euro. Tant’è vero che col Giubileo del 2000, furono stanziati fondi per il restauro del Convento degli ex Domenicani, oggi Casa dell’Umana Accoglienza, allo scopo di accogliere le famiglie dei malati; restauro diventato poi ristrutturazione.
Il principale elemento di criticità per la realizzazione dell’opera risultò essere l’acquisto del terreno prescelto, di proprietà di privati. Infatti, il relativo prezzo subì un incremento, pari a circa tre volte la cifra originaria, per la modifica della destinazione d’uso del terreno da agricolo ad edificabile. In data 24 febbraio 2003, presso l’Assessorato alla sanità della Regione Campania, si riunirono i rappresentanti del Ministero della salute, della Regione Campania, della Provincia di Napoli, del Comune di Acerra, dell’INAIL e della Fondazione di Sant’Alfonso de’ Liguori, al fine di definire le misure per un avvio rapido della concreta realizzazione dell’opera in questione. In tale sede, le parti sottoscrissero i reciproci impegni. Il 22 aprile 2004 la parte privata, titolare della proprietà del terreno, comunicò di aver provveduto alla liquidazione dei coloni e dei fittavoli presenti nell’area, di conseguenza l’area risultava «del tutto libera da persone e da cose».
A seguito di numerosi incontri tra il direttore centrale del patrimonio dell’INAIL e i proprietari, si è giunti ad un compromesso sul prezzo di acquisto, convenuto nella somma di circa 5 milioni di euro. In data 3 giugno 2004, si è svolto un incontro presso la direzione generale INAIL, nel quale sono stati ribaditi gli impegni assunti al fine di addivenire, in tempi rapidi, alla stipula del contratto di compravendita del terreno.
Nel mese di ottobre 2004, la Regione Campania e l’INAIL hanno sottoscritto il preliminare di locazione dell’edificando polo pediatrico. Nel successivo mese di novembre, durante l’accertamento notarile della documentazione, finalizzato alla compravendita del terreno, si è riscontrato che il proprietario del terreno, poteva essere considerato rappresentante legale solamente di 150.000 metri quadrati, rispetto ai 180.000 necessari alla costruzione del polo pediatrico. Al Ministero della Salute giunse la dichiarazione di volontà di alienare la restante porzione di 30.000 metri quadri da parte dei nuovi proprietari di affiliazione politica locale.
Non vennero però interamente reperiti i finanziamenti per le attrezzature medico-scientifiche, in parte assegnati dalla Regione Campania, il che precludeva la possibilita’ di indire la relativa gara di appalto.