Achillea
Achillea è un genere di piante dicotiledoni della famiglia delle Asteracee, notevole per il numero di specie e di diverse taglie (alcune grandi, altre nane).
Il nome del genere fu fissato da Linneo, anche se la pianta era ben nota da tempo, e deriva dalla credenza che Achille avesse usato queste piante durante l’assedio di Troia (così ci racconta Plinio) per curare le ferite insanabili di Telefo, dietro consiglio di Venere, avendo appreso da Chirone le virtù medicinali delle stesse.
Si tratta di piante di tipo erbaceo, perenne, qualche volta anche suffruticose (ma in questo caso non sono molto alte). I fusti ipogei sono del tipo a rizoma; mentre la parte epigea è villosa, semplice o ramificata, ascendente che può raggiungere fino 80 cm in altezza. In generale l’aspetto delle piante è densamente cespitoso. Le foglie hanno una disposizione alterna e presentano un lieve aroma canforato. La forma è semplice o composta. Le foglie basali sono normalmente picciolate; mentre le foglie cauline in genere non hanno picciolo, e sono quindi sessili.
I fiori sono raccolti in capolini calatidi dal diametro di pochi millimetri in infiorescenze corimbose molto caratteristiche di questo genere. In alcuni casi si riscontra delle infiorescenze di tipo racemoso.
La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro a forma emisferica composto da più squame (o brattee) con margine scarioso e nero che fanno da protezione al ricettacolo piatto a pagliette trasparenti sul quale s’inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati disposti in un unico rango e quelli interni tubulosi.
I fiori sono simpetali, zigomorfi (quelli ligulati) e attinomorfi (quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (quelli tubulosi) sono bisessuali. La droga è costituita dalle sommità fiorite della Achillea.
Queste piante sono proprie delle regioni temperate dell’emisfero boreale. È facile quindi trovarle in Europa e nelle zone temperate dell’Asia. Alcune specie crescono anche in America del Nord.
In Italia sono state individuate una ventina di specie spontanee e sono distribuite su tutta la penisola sia su suoli pesanti e umidi, che nei fossi e margini stradali. A volte si spingono fino al limite delle nevi eterne. Delle 23 specie spontanee della flora italiana 20 vivono sull’arco alpino.
- Achillea millefoglie
Pianta di origine europea, appartenente alla famiglia delle Asteraceae (Compositae), di tipo erbaceo, perenne e aromatica con rizoma ramificato e strisciante e fusto diritto alla cui sommità dei corimbi portano diversi capolini di fiori profumati bianchi o rosati. L’aspetto è densamente cespitoso dato soprattutto dalle foglie tipiche (molto frastagliate in profondità) di questa specie. Si utilizzano soprattutto fiori e foglie, perché ricche di polifenoli flavonoidi. Specie comune soprattutto nell’Italia settentrionale. Fiorisce in zone campestri incolte e lungo i margini dei sentieri fino a 2200 metri s.l.m.
Viene chiamata millefoglie per le sue foglie 2-3 volte pennatosette, cioè che presentano frastagliature a lacinie strettissime.
Le proprietà terapeutiche vennero descritte nel XVI dec. dal medico Castore Durante “Dassi con utilità grande il succo di millefolio a bere negli sputi e vomiti del sangue e in tutte le rotture intrinseche delle vene, come ancora agli antichi flussi dei mestrui. Messa dentro nel naso vi ristagna il flusso del sangue… mettesi con non poco giovamenti ne i clisteri.
I fusti dell’achillea varietà ptarmica (un tempo impiegata come medicinale, ma poco usata ai giorni nostri), forniscono sotto il nome di Che Pou, le 50 bacchette vegetali utilizzate nel metodo divinatorio praticato in Cina da 3000 anni e spiegato minuziosamente nel famoso libro delle mutazioni I-Ching.
L’ olio essenziale è ricco di terpeni, apigenina ed azuleni
Proprietà (olio essenziale): cicatrizzanti, antispastiche e antinfiammatorie; per questa ragione veniva ed è ancora impiegata per curare lesioni della pelle, ferite e piaghe d’ogni genere tra cui: dolori e bruciori allo stomaco, dolori reumatici, dolori mestruali causati da dismenorrea, emorroidi e ragadi anali, vene varicose e flebiti.
Le proprietà antispastiche dell’achillea millefoglie la rendono un rimedio naturale largamente impiegato nel trattamento di dolori mestruali (dismenorrea), emorroidi e ragadi anali. L’Achillea vanta proprietà toniche utili nelle affezioni venose come varici, flebiti ed emorroidi.
Per uso esterno, l’Achillea esibisce interessanti proprietà cosmetiche e dermofunzionali: antinfiammatorie, astringenti, rassodanti, disarrossanti ed antiseborroiche; per questo motivo, gli estratti di achillea millefoglie sono comunemente impiegati in prodotti contro affezioni infiammatorie di cute e mucose, e nei disturbi circolatori: si usa contro foruncoli, manifestazioni acneiche, piaghe, ragadi al seno, varici, pelli aride, secche, screpolate, delicate ed arrossate.
Nella campagna, l’achillea viene usata per la sua proprietà di conservare il vino (si usa immettere un sacchetto di semi di achillea nella botte).
L’Achillea millefolium L. viene adoperata in Svezia in sostituzione al luppolo, nella fabbricazione della birra.
Controindicazioni: ipersensibilità specifica; possibili interazioni con farmaci anticoagulanti e anti-ipertensivi. Sono note possibili reazioni allergiche crociate per la presenza di lattoni sesquiterpenici. Attenzione e cautela nell’uso dell’olio essenziale poiché contiene anche tracce di tuione.
- Achillea filipendulina
Sostanzialmente gialla. E’ una pianta erbacea perenne molto bella ma diversamente dall’Achillea millefolium è originaria del Caucaso. Ha una spettacolare e prolungata fioritura per cui è la tipologia più coltivata a scopo ornamentale; oltretutto necessita di bassa manutenzione.
Vigorosa, forma grandi macchie, tagliare gli steli con fiori sfioriti fa sì che fiorisca dalla primavera all’autunno. Le foglie sono odorose, di un verde glauco. I fiori sono magnifici da taglio.
Achillea moscata
Achillea moscata, chiamata Achillea erba-rotta, conosciuta anche come taneda o erba iva o Livia.
Pianta erbacea perenne alta 10 – 20 cm quasi completamente glabra con foglie verde chiaro. Le foglie appaiono suddivise in molte lacinie lineari con superficie ricoperta da numerose ghiandole contenenti olio essenziale che attribuisce alla pianta un intenso odore canforato. L’infiorescenza è di colore biancastro, formata da numerosi capolini composti da 5 – 12 fiorellini molto profumati; è una pianta che cresce sulle Alpi.
E’ una pianta contenente olio essenziale e una sostanza amara (achilleina); per questa ragione è utilizzata ampiamente nei liquori e negli amari aperitivi e digestivi a base di erbe alpine (in particolar modo nel genepì). Il gradevole gusto amaro stimola la secrezione dei succhi gastrici favorendo l’appetito e la digestione.
- Achillea odorosa
Con i nomi di Achillea odorosa o Achillea moscata vengono indicate diverse specie di achillee nane di montagna che, insieme alle artemisie nane, vengono definite “Genepi“. Sono molto richieste per la preparazione di liquori.
L’Achillea moscata è una delle piante più note ed usate nell’erboristeria liquoristica. Entrata come componente aromatico pregiato ed insostituibile in gran parte degli amari aperitivi e digestivi, nei liquori di erbe alpine, negli elisir medicinali e soprattutto nel genepi. Con l’A. moschata viene preparata la “Taneda” liquore giallo-verdastro digestivo dallo spiccato aroma di erbe. Il gusto amaro, gradevole ed aromatico dell’Achillea stimola la secrezione dei succhi gastrici, e quindi l’appetito; favorisce la digestione con benefici effetti sui fenomeni conseguenti ad una cattiva digestione quali alito cattivo, senso di peso e dolori allo stomaco, formazione di gas intestinali. L’Achillea si presta bene come correttivo del sapore degli infusi e dei decotti; dove si desideri un gusto amaro gradevole e pronunciato, si possono aggiungere piccoli frammenti di droga a quella base della preparazione.