Abete bianco | Abies alba Miller
L’abete bianco, detto anche abete comune, abezzo o avezzo, è una pianta tipica delle foreste e delle montagne dell’emisfero boreale.
L’abete bianco è un albero maestoso, slanciato e longevo, e data anche la sua notevole altezza (in media 30 metri, alcuni esemplari possono superare 50 metri) è soprannominato “il principe dei boschi“.
L’abete bianco è riconoscibile grazie alla corteccia di colore grigio chiaro, che in età avanzata assume un colore che va dal grigio-biancastro al grigio-scuro, e che è caratterizzata dalla presenza di screpolature e scaglie. Le foglie sono persistenti (8-10 anni) e costituite da aghi appiattiti, rigidi e inseriti singolarmente e separatamente sui rametti, secondo una disposizione a pettine (cioè come i denti di un doppio pettine). Gli aghi sono lunghi circa 1,5–3 cm e larghi 1,5–2 mm, leggermente ristretti alla base, con la punta arrotondata non pungente e i margini lisci.
Il lato superiore degli aghi è lucente e di colore verde scuro, mentre quello inferiore presenta un colore verde pallido con 2 linee parallele biancastre con 6-8 file di stomi e canali resiniferi.
Contrariamente all’abete rosso, nettamente più comune, i suoi aghi hanno una punta arrotondata che non punge. Con il suo profumo, un tempo era l’albero di Natale per eccellenza. Negli ultimi anni però è stato rimpiazzato da altre conifere.
I frutti dell’abete bianco sono le tipiche pigne, che caratterizzano gli alberi appartenenti alle famiglie delle conifere, e hanno aspetto cilindrico e struttura eretta, con lunghezze che, si è detto, arrivano a 15 centimetri. Nella fase della loro maturità le pigne finiscono per sfaldarsi in squame.
Durante gli ultimi anni l’abete bianco ha subito una diminuzione di numero.
Il nome generico “Abies” deriva dal greco “Abios” ovvero “longevo” e “alba” che significa “bianco”, dalle 2 linee biancastre che caratterizzano le sue foglie.
Le gemme, che vengono raccolte in primavera, contengono un olio ed un glucoside, detto piceina, che le rende balsamiche, con proprietà sfiammanti, antireumatiche e diuretiche. Il decotto di gemme unito è molto utile per trattare problemi alle vie respiratorie per l’attività antisettica ed espettorante. Tale olio viene anche usato per aromatizzare prodotti da bagno e per massaggi tonificanti. Le foglie, ricche di provitamina A, anticamente venivano utilizzate per curare malattie agli occhi.
Dal legno e dalle foglie si ricava l’essenza di trementina, utilizzata in medicina e in veterinaria per strappi e contusioni grazie alle sue proprietà antisettiche e antireumatiche. L’ olio essenziale, ricco in terpeni (limonene, fellandrene, borneolo, pinene), è ampiamente usato dagli appassionati di pittura per la diluizione dei colori. L’essenza di trementina, contenuto nella resina, al contrario dei ricavati del petrolio, riesce a fornire dei colori più morbidi ed elastici. Dalla corteccia si estraggono tannini, usati per la concia delle pelli.
Gli oli essenziali di abete sono utilizzati per massaggi nella cura delle affezioni respiratorie per le loro proprietà secretolitiche, antisettiche, espettoranti e balsamiche, e trovano impiego anche nel trattamento di nevralgie, mialgie e reumatismi per le proprietà iperemizzanti ed antireumatiche.
Tuttavia, è bene ricordare che per il trattamento dei suddetti disturbi, l’olio essenziale di abete non dovrebbe essere utilizzato puro, ma opportunamente diluito, in modo da evitare reazioni di sensibilizzazione e irritazioni cutanee.
Il gemmoderivato di abete bianco è indicato nei ritardi e nei deficit del consolidamento osseo (in caso di rachitismo, fratture ossee e ritardi del loro consolidamento, disturbi della dentizione, carie, paradontosi, osteoporosi giovanile e dell’anziano, carenze alimentari di calcio degli adulti e casi di decalcificazione).
Se correttamente impiegato, l’abete bianco e il suo olio essenziale non dovrebbero causare effetti avversi di alcun tipo. Tuttavia, l’olio essenziale di abete può essere responsabile d’irritazioni cutanee e di broncospasmo, così come di possibili reazioni irritative e/o allergiche sia a livello locale che a livello sistemico.
In caso di assunzione interna di dosi elevate di olio essenziale di abete, invece, si può andare incontro ad un avvelenamento che si manifesta con gravi sintomi, quali: nausea, vomito, diarrea, aumento della salivazione, sete, mal di gola, coliche intestinali, vertigini, dispnea, spasmi, stranguria, disuria, albuminuria ed ematuria.
L’utilizzo dell’olio essenziale di abete è controindicato in caso d’ipersensibilità accertata verso uno o più componenti, in pazienti affetti da asma, patologie ostruttive croniche delle vie aeree e pertosse.
Il legno dell’abete bianco è leggero, abbastanza tenero, di colore chiaro con venature rossastre; ritenuto qualitativamente inferiore a quello dell’abete rosso, è comunque ampiamente impiegato dalle industrie cartiere per ottenere cellulosa e nelle falegnamerie, dove viene utilizzato per varie costruzioni sia di interni (arredamenti) che per gli esterni, nonostante sia abbastanza vulnerabile a tarli e agenti atmosferici.
Alcuni vantaggi rispetto al legno dell’abete rosso si possono trovare nel fatto che tale legno non contiene resina, poiché questa è presente solo nella corteccia, una maggiore resistenza e portata statica ed una superiore attitudine all’impregnazione. Gli svantaggi rispetto all’abete rosso stanno in una maggiore presenza di durame con elevato contenuto di umidità (tale difetto viene definito “cuore bagnato”) e nella presenza di “cipollatura”, un difetto del legno che consiste in un maggior sfaldamento in corrispondenza degli anelli annuali di accrescimento.
In passato, tra il XV e il XVIII secolo, la pianta veniva utilizzata, data la notevole altezza dei suoi fusti, come albero di maestra per le navi, mentre ancora oggi, soprattutto nell’Europa centrale, gli esemplari più giovani vengono utilizzati come alberi di Natale al posto del più usato abete rosso, in quanto i suoi aghi sono aromatici e resistenti, cadendo molto più tardi rispetto a quelli dell’abete rosso. Oggi, però, l’abete bianco è poco utilizzato come albero di Natale, è stato, infatti, in gran parte sostituito dall’abete del Caucaso (che ha un fogliame più denso e attraente), dall’abete rosso (più diffuso ed economico) e da altre specie.
I frati Servi di Maria di Monte Senario (Firenze) producono un liquore con estratti di questa pianta chiamato “Gemma d’Abeto”, ideato nel 1865 da fra Agostino Martini da Sant’Agata di Mugello, speziale del convento.
I monaci di Camaldoli (AR) producono un liquore con estratti di questa pianta chiamato “Lacrima d’abeto“.
La corteccia dell’abete bianco contiene una resina, da cui si ricava la cosiddetta “Trementina di Strasburgo” o “di Alsazia“, utilizzata soprattutto per le vernici.
Ogni tre anni a Spelonga, in occasione della Festa Bella, si taglia un abete bianco e in tre giorni lo si trasporta a mano in paese per rievocare la Battaglia di Lepanto.
I boschi di abete forniscono il miele di melata molto apprezzato nei paesi dell’Europa Centrale.