Colchico | Colchicum autumnale
Il colchico d’autunno (Colchicum autumnale) o falso zafferano, è una piccola pianta bulbosa erbacea autunnale, velenosa, dai vistosi fiori color rosa-violetto appartenente alla famiglia delle Colchicaceae.
Il genere Colchicum si compone di circa 60 specie soprattutto del Vecchio Mondo, mezza dozzina delle quali vivono spontaneamente in Italia; la famiglia delle Colchicaceae è poco numerosa e comprende 19 generi con circa 225 specie.
Il colchico autunnale è una specie europea presente in tutte le regioni dell’Italia settentrionale, in Toscana e in Sardegna. Cresce nei prati falciati umidi, nelle radure boschive, nei boschi molto aperti di latifoglie decidue, su suoli argillosi profondi, ricchi in humus e sostanze azotate, da neutri a subacidi, dal livello del mare a 2100 m circa.
Fiorisce in autunno, è mortale per l’uomo anche se ingerito a basse dosi. Il nome generico deriva dalla Colchide, antica regione del Mar Nero corrispondente all’odierna Georgia, dove abitava la maga Medea, esperta in pozioni velenose; il nome specifico si riferisce alla fioritura autunnale. Periodo di fioritura: agosto-settembre (non va confuso con il Crocus che invece fiorisce a marzo).
E’ possibile riconoscere il colchico dai crochi perché ha 6 stami invece di 3: ha 3 stili sporgenti dal tubo, separati tra loro a partire dalla base. Il fiore dello zafferano, inoltre è più grande e spunta in autunno, mentre le foglie e i frutti arrivano in primavera).
Si tratta di una pianta molto velenosa; i rischi di avvelenamento sono dovuti soprattutto alla somiglianza dei fiori con quelli dello zafferano, con cui vengono facilmente confusi. Tutte le parti della pianta sono velenose, soprattutto i semi e il bulbo, per il contenuto in colchicina, un alcaloide altamente tossico (tra i vari effetti si lega alla subunità fondamentale dei microtubuli, la tubulina, causandone la depolimerizzazione; impedisce così la formazione del fuso mitotico nelle cellule – che vengono bloccate allo stadio di metafase per la mancata genesi del fuso mitotico – e quindi favorisce la poliploidia). La colchicina viene usata come specialità farmaceutica, sotto stretto controllo medico, in alcune particolari patologie, come l’attacco acuto di gotta, nonché svariate sindromi associate a fenomeni flogistici, come la “Febbre Mediterranea Familiare” (FMF), nella prevenzione e trattamento delle pericarditi, nella Sindrome di Dressler. Se ingerita causa bruciore alla bocca, nausee, coliche, diarrea sanguinolenta, delirio e morte. A volte la sola manipolazione del fiore può causare danni alla pelle.
Questa sostanza viene definita anche “arsenico vegetale“.
Oltre all’alcaloide descritto, queste piante contengono altre sostanze come colchicoside, grassi vari, gomme, resine, tannino, olio e acido gallico.
Per la sua pericolosità è una “pianta non ammessa” dal Ministero della Salute nella preparazione degli integratori alimentari.
È facile trovare questa pianta nei giardini rustici o alpini sia per la delicata bellezza dei suoi fiori che per il periodo di fioritura, l’autunno, quando la maggioranza degli altri fiori ha già fatto il loro ciclo.
Nelle versioni orticole (o cultivar) i fiori possono avere colorazioni diverse dalla specie spontanea, oppure possono essere screziati o anche a fiori doppi. Queste piante vanno messe in terreni abbastanza ricchi, soleggiati e non troppo asciutti.