Arancio Amaro | Citrus aurantium
L’arancio amaro, detto anche melangolo, oppure cedrangolo o cetrangolo è un albero da frutto appartenente al genere Citrus, che raggruppa gli agrumi. È un antico ibrido, probabilmente fra il pomelo e il mandarino, originario del sud-est asiatico ma che da secoli cresce come specie autonoma e si propaga per innesto e talea. Molte varietà di arancio amaro sono utilizzate per l’estrazione dell’olio essenziale usatissimo dall’industria profumiera e come additivo aromatizzante. Vanta inoltre proprietà medicinali.
L’arancio amaro si differenzia da quello dolce (Citrus sinensis) per le spine più lunghe all’ascella delle foglie, per il colore più scuro delle foglie, per il caratteristico picciolo alato, per un profumo più intenso delle foglie e dei fiori, per la buccia più colorata e più ruvida del frutto, ma soprattutto per il particolare gusto amaro della polpa.
Gli Arabi lo coltivavano fin dal secolo nono e nei primi anni del secondo millennio lo importarono in Sicilia. Il nome melàngolo è di origine genovese ed è un riutilizzo di un nome precedentemente utilizzato per indicare il pero corvino (Amelanchier ovalis). A Genova era fiorente la sua coltivazione già in epoca rinascimentale per la produzione di canditi. Il nome cetrangolo e la sua variante sonorizzata cedrangolo sono invece d’origine meridionale.
L’arancio amaro è più robusto di quello dolce, per cui viene usato come portainnesto per tutte le nuove varietà di agrumi, e spesso anche per l’ibridazione delle varietà già note. I frutti si trovano raramente sul mercato in quanto sono prevalentemente consumati dall’industria alimentare e farmaceutica. Il frutto intero può essere utilizzato per preparare marmellate e frutta candita, la buccia viene impiegata in liquoreria (curaçao, amari). L’industria farmaceutica utilizza soprattutto la buccia per la preparazione di vari digestivi e tonici.
L’olio essenziale dell’arancia amara è un liquido etereo giallo paglierino o arancio, ottenuto dalla scorza. Come tutti gli oli essenziali presenta un gusto amaro, è parzialmente solubile in alcol a 96° poiché è prevalentemente costituito da limonene e, a differenza dell’olio essenziale di arancia dolce, contiene linalolo e acetato di linalile. Favorisce l’appetito e la digestione. Contiene bergaptene e altre furocumarine.
Nell’aromaterapia può svolgere la funzione di rilassante o di rinfrescante a seconda della miscelazione con altri oli. Tonifica l’apparato digerente, il sistema nervoso ed è ritenuto antidepressivo e indicato per l’insonnia e l’esaurimento nervoso. Possiede proprietà decongestionanti, antisettiche, dermopurificanti, addolcenti e ammorbidenti.
L’olio essenziale di petitgrain, ottenuto dalla distillazione delle foglie e dei piccoli rami dell’arancio amaro, è conosciuto per le sue numerose proprietà, svolge un’azione riequilibrante, digestiva e deodorante, utile contro insonnia, ansia e cattivi odori.
In particolare, dalla scorza (pericarpo) dell’arancio amaro si estraggono due gruppi di principi attivi: quelli volatili, che costituiscono l’olio essenziale contenente monoterpeni (principalmente limonene, ma anche mircene e pinene) e quelli fissi, comprendenti flavonoidi (esperidina e neoesperidina), furanocumarine (auraptene e umbelliferone), principi amari e vitamine (A, B, C).
Il pericarpo del frutto, per il caratteristico sapore amaro ed aromatico, trova impiego come amaro-tonico, stomachico e carminativo e come tale viene utilizzato per stimolare l’appetito e favorire l’aumento ponderale. L’essenza possiede attività antinfiammatoria, antibatterica e antifungina e può essere utilizzata per la cura e la prevenzione di numerose malattie dermatologiche e dell’apparato uro-genitale.
Dai fiori dell’arancio amaro si ricava l’essenza di neroli, o essenza di zagara, la quale è ampiamente sfruttata dall’industria profumiera; ottenuta per distillazione dei fiori, ha una buona attività antimicrobica, mentre gli estratti secchi ottenuti dalla scorza del frutto immaturo contengono ammine simpatico-mimetiche (sinefrina) e hanno trovato impiego come prodotti dimagranti. In vitro l’arancio amaro, per la presenza di furanocumarine, è in grado di inibire l’isoforma CYP3A4 del citocromo P-450 e può pertanto interagire con numerosi farmaci metabolizzati da tale sistema.
Il frutto, acerbo e disseccato, viene usato nel settore della medicina alternativa estetica per favorire il dimagrimento, durante le diete, nel trattamento della cellulite e come tonico per la pelle e per gli inestetismi della epidermide in genere. Si sfruttano i principi attivi (limonene, linaolo e decanale) che hanno la capacità di favorire il dimagrimento attraverso un aumento della termogenesi: con l’estratto secco di arancio amaro si ottiene una composizione di amine simpaticomimetiche, che aumentano l’attività termogenetica, bruciando i grassi periferici e permettendo così di controllare il peso corporeo della persona. L’attività del Citrus aurantium è diversa dagli altri stimolanti della termoregolazione, in quanto esso mostra un’attività termogenetica selettiva, stimola cioè soltanto i recettori adrenergici beta-3, presenti principalmente nel tessuto adiposo e nel fegato, i quali sono responsabili dei processi di lipolisi.
Pertanto l’arancio amaro è dotato di proprietà amaro-toniche (contrasta la perdita di appetito), eupeptiche, digestive (incremento delle secrezioni gastriche) e antispastiche sul tratto gastro-intestinale, antimicrobiche e sedative; il suo utilizzo è stato ufficialmente approvato per il trattamento dei disturbi dispeptici e dei sintomi ad essi associati (come flatulenza, sensazione di pienezza, ecc.).
Alla sinefrina contenuta nell’arancio amaro, invece, sono ascrivibili le azioni anoressizzanti attribuite alla pianta. Ancora, alle foglie dell’arancio amaro sono attribuite proprietà sedative, diaforetiche, febbrifughe e carminative e vengono largamente impiegate all’interno di tisane. Occorre tuttavia molta prudenza nell’assunzione di estratti di arancio amaro contenenti sinefrina (dosaggio massimo giornaliero consentito 30 mg) da parte di soggetti a rischio cardiovascolare (obesi, diabetici, cardiopatici e ipertesi, ipertiroidei), ma anche da persone con disturbi neurodistonici e pazienti psichiatrici, oltre evidentemente ai bambini ed alle donne in stato di gravidanza.
Da tener presente che i citroflavonoidi possono interferire con l’assorbimento di alcuni farmaci; estratti di scorza del frutto maturo possono aumentare la gastrolesività dei FANS in quanto incrementano la secrezione cloridro-peptica dello stomaco; si segnalano interazioni dell’estratto ottenuto dalla scorza del frutto immaturo con efedrina, caffeina, tiroxina, simpaticomimetici e yohimbina. Ancora, l’associazione tra sinefrina e inibitori delle MAO può causare l’insorgenza di una grave ipertensione. Infine, associando la sinefrina a fenilefrina, fenilpropanolamina, efedrina o pseudoefedrina, si può verificare un incremento degli effetti simpaticomimetici indotti da tali sostanze.
Interazioni farmacologiche sono state osservate in particolare con midazolam e sesquinavir. Inoltre, studi sugli animali hanno dimostrato che il succo d’arancia amara può inibire il metabolismo della ciclosporina. Inoltre, in uno studio condotto su volontari sani, gli estratti di arancio amaro hanno dimostrato di poter incrementare la biodisponibilità del calcio-antagonista felodipina.
Pertanto, l’uso di integratori a base di arancio amaro può rivelarsi pericoloso in soggetti a rischio cardiovascolare (ipertertesi, cardiopatici, obesi, ipertiroidei), nei bambini al di sotto dei 12 anni, nelle donne in stato di gravidanza e durante l’allattamento. Ciò perché quando viene assunta a dosaggi importanti, la sinefrina, come tutte le altre droghe simpatomimetiche, provoca tachicardia, iperagitazione, aritmie, crisi ipertensive e problemi cardiaci in genere, anche se tale effetto sembra meno spiccato rispetto ad altri estratti vegetali. Tutte queste azioni, dose dipendenti, si fanno comunque più severe se l’arancio amaro viene assunto insieme ad altre droghe con attività analoga (i cosiddetti stack, molto in voga nel mondo del body building). Gli estratti e gli infusi digestivi di arancio amaro, a causa dei loro effetti stimolatori sulla secrezione acida dello stomaco, sono controindicati per chi soffre di ulcera peptica ed in associazione ai FANS.
La Sinefrina fu estratta per la prima volta nel 1964 dalla scorza del citrus aurantium ed è stata utilizzata per anni come farmaco (Sympathol®) per far salire la pressione del sangue nei pazienti con pressione bassa a rischio di collasso.