Pungitopo | Ruscus aculeatus L.
Il rusco, o pungitopo (Ruscus aculeatus L.), è un basso arbusto sempreverde con tipiche bacche rosse, appartenente alla famiglia delle Ruscaceae; è alto dai 30 agli 80 cm, con rizoma robusto, spesso ramificato e provvisto, nella parte inferiore, di grosse radici. I fusti, originati all’apice del rizoma, sono alti fino a 60 cm, hanno la porzione basale lignificata e sono molto rigidi, semplici inferiormente e abbondantemente ramificati in alto. Quelle che sembrano foglie, in effetti, sono dei rametti appiattiti detti cladodi, che hanno preso la forma e la funzione delle foglie; sono ovali e terminano all’apice in una punta rigida e pungente; le nervature sono più o meno parallele. Le vere foglie sono molto piccole e inserite al centro dei cladodi, hanno forma triangolare o lanceolata e sono lunghe solo alcuni millimetri. I fiori, inseriti isolati o più raramente appaiati all’ascella delle vere foglie, hanno un involucro composto da 6 petali e sono tutti di colore verdastro. Il frutto è una bacca sferica di colore rosso vivo contenente 1-2 semi. Il nome fa riferimento al fatto che anticamente le sue foglie, taglienti, venivano messe attorno alle provviste, per salvaguardarle dai topi.
Originario dell’Europa, si trova nei boschi, prevalentemente su terreni calcarei, costituendo una delle componenti del sottobosco delle pinete e delle leccete.
L’apice dei cladodi è pungente, per questo la gente di campagna utilizzava il Rusco per tenere lontano i topi dalle cantine e dal cibo. Da questo uso deriva il nome volgare pungitopo ed anche, molto probabilmente, il nome Ruscus. Infatti sarebbe una contrazione della parola latina rustiscus che signica “delle campagne”. Aculeatus significa invece “che porta gli aculei”.
Il pungitopo viene coltivato come pianta ornamentale, soprattutto come decorazione durante le feste natalizie. I germogli di pungitopo, dal gusto amarognolo, raccolti da marzo a maggio, vengono utilizzati in cucina a mo’ di asparagi, lessati per insalate, minestre e frittate.
I semi, opportunamente tostati, venivano un tempo impiegati come sostituti del caffè.
Le radici di rusco contengono ruscogenina e muroscagenina, sapogenina, acidi organici, calcio e sali di potassio, oli essenziali e resine, che hanno dimostrato efficaci proprietà vasoprotettrici, e antinfiammatorie sulla circolazione venosa periferica, unitamente ad una ottima tollerabilità. La pianta è impiegata nel trattamento dei disturbi associati all’insufficienza venosa cronica quali dolori e senso di pesantezza alle gambe, edema, prurito e crampi notturni ai polpacci. È utile contro le emorroidi e nelle turbe della circolazione retinica.
Il rusco presenta infatti una spiccata attività flebotonica data dalle ruscogenine (2% min.), che aumentano il tono venoso, rendendo più elastiche le pareti dei vasi, utili in caso di fragilità capillare; e inoltre riducono l’eccessiva permeabilità dei capillari, che provoca ristagni linfatici e cellulite.
Il rusco possiede anche proprietà antiedemigene e diuretiche indicate in caso di flebiti, gonfiore agli arti, eccesso di acidi urici che causano reumatismi e gotta.
Nella medicina popolare, per le doti diuretiche che possiede, è usato nella “composizione delle cinque radici”, che comprende pungitopo, prezzemolo, sedano, finocchio e asparago.
Controindicazioni: se ne sconsiglia l’uso in gravidanza ed in caso di allergia individuale alla pianta. Per la presenza di saponine può provocare problemi gastro-intestinali come vomito e diarrea.